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Nepal, oltre 7.000 morti. Ma ancora sopravvissuti dopo 8 giorni

Lievita il bilancio delle vittime in Nepal: oltre 7.000 morti. Ma ad 8 giorni dal sisma sono stati rinvenuti tre sopravvisuti tra le macerie
  • Nepal, dopo il sisma
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In Nepal ad oltre una settimana dal sisma che ha devastato il Paese non si ferma il conto delle vittime. Il numero continua a lievitare: il ministero dell'Interno nepalese ha reso noto oggi che i morti del terremoto del 25 aprile sono ormai saliti a 7.240, mentre i feriti hanno raggiunto quota 14.122.

Nel dramma, però, non mancano momenti di speranza: a dispetto di ogni previsione, tre persone sono state estratte vive oggi tra le macerie di un edificio nel distretto di Sindhupalchowk, ben 8 giorni dopo il devastante terremoto. Lo ha reso noto il Centro nazionale per le operazione di emergenza. A quanto si è appreso un team misto dell'esercito e della polizia nepalese ha estratto le tre persone ancora vive da una costruzione crollata nel villaggio di Syauli, nel distretto di Sindhupalchowk che ha avuto il maggior numero di vittime (1.700). Non vi sono molti particolari sul salvataggio dei tre, che sono ora ricoverati in un ospedale militare.

EMBED [Dramma in Nepal]

Una buona notizia cui se ne accompagna subito una funesta: i corpi di 51 persone, tra cui sei turisti, sono stati ritrovati dai soccorritori in un popolare percorso di trekking nel villaggio nepalese di Langtang, travolto da una frana dopo il devastante terremoto.

Nel frattempo si complica l’opera della macchina internazionale dei soccorsi: preoccupanti crepe apparse sull’unica pista dell’aeroporto internazionale Tribhuvan di Kathmandu hanno costretto le autorità aeroportuali ad impedire l’atterraggio degli aerei da trasporto pesanti carichi di aiuti umanitari. Al momento è vietato l’atterraggio di velivoli di peso superiore alle 196 tonnellate.

EMBED [Rasuwa]

«Grande preoccupazione» per la consegna degli aiuti è stata espressa dal responsabile Onu per gli aiuti umanitari, Valerie Amos. E frattanto si leva la denuncia di Jamie McGoldrick, rappresentante delle Nazioni Unite per i presunti ritardi alla dogana che starebbero ostacolando le operazioni umanitarie.

Tra queste anche quella della Protezione civile italiana, il cui convoglio è partito stamani da Kathmandu, composto da un ospedale da campo e 33 operatori, fra cui dieci medici e 14 infermieri. Si prevede che il team, guidato dal responsabile della Protezione civile Massimiliano Borzetti, raggiungerà in serata il villaggio di Bogatitar, nel distretto settentrionale di Rasuwa, a circa 100 chilometri a nord della capitale nepalese. Questi aiuti erano arrivati dall'Italia già quattro giorni fa, ma la loro dislocazione è stata ritardata da problemi organizzativi e burocratici del governo nepalese.

 

 

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