Italia e Estero

Lotta contro il cancro, Nadia Toffa cittadina onoraria di Taranto

La conduttrice delle Iene ha ricevuto l'onorificenza per il sostegno alla raccolta fondi per l'Oncologia pediatrica dell'ospedale cittadino
  • La consegna dell'onorificenza a Nadia Toffa
    La consegna dell'onorificenza a Nadia Toffa
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    La consegna dell'onorificenza a Nadia Toffa
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    La consegna dell'onorificenza a Nadia Toffa
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    La consegna dell'onorificenza a Nadia Toffa
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«Questi genitori, questi bambini che combattono contro il cancro, hanno una forza immane. Io ho imparato da questa città. Per questo io ci sarò sempre per questa città, ancora più di prima. Voi avete insegnato a me». 

Così Nadia Toffa ha ringraziato la città di Taranto per averle assegnato, attraverso un provvedimento del Consiglio comunale, la cittadinanza onoraria. L'inviata e co-conduttrice delle Iene ha legato il suo nome al quartiere Tamburi quando ha sposato l'iniziativa «Ie jesche pacce pe te», di cui è diventata testimonial a livello nazionale, per la raccolta di fondi organizzata da «Tutti gli amici del Mini Bar», promotore il titolare Ignazio D'Andria, un esercizio commerciale ubicato nella stessa piazza, che con l'Associazione «Arcobaleno nel Cuore» ha contribuito a finanziare l'assunzione a tempo determinato di una pediatra nel reparto di Oncoematologia Pediatrica dell'ospedale SS. Annunziata di Taranto. 

«Io - ha aggiunto la bresciana - sono una combattente, ma anche voi siete dei combattenti. Nel 2016 è nata questa idea che può sembrare semplicissima: ho indossato una maglietta che posso dire non è neanche la più bella maglietta che abbia mai visto, carina, con la scritta fucsia. Ignazio D'Andria me l'ha regalata chiedendomi di indossarla in trasmissione e da lì è partito un tam tam che ha coinvolto tutta l'Italia, da Bolzano a Palermo e anche all'estero, in Brasile, in tutto il mondo. Così è diventata una magia. Sembra una favola, invece è realtà». 

Nadia Toffa ha ricordato l'inchiesta televisiva quando incontrò per la prima volta «i genitori che portavano i bambini nei viaggi della speranza verso Bari per la chemioterapia e radioterapia. So - ha concluso - cosa vuol dire curarsi. Si soffre». 

 

 

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