Lombardia 2023: si va verso la sfida Fontana-Cottarelli

La fotografia più impietosa del centrodestra, sull’onda dell’epilogo delle ultime Amministrative, l’ha scattata la nuova coordinatrice degli azzurri in Lombardia che ha pure la delega ai rapporti con gli alleati: «Un suicidio annunciato». Parole, quelle della senatrice Licia Ronzulli, che sono sembrate quasi un monito per i prossimi passi. Come a dire: se si prosegue su questa strada, ossia a suon di frecciate e di divisioni, lo storytelling del centrodestra alla prova delle urne sarà esattamente questo, «un suicidio annunciato». A meno di un anno dal voto per «Lombardia 2023» il centrodestra si lecca le ferite ma è ancora incastrato in una bolla caotica.
E il centrosinistra «nicchia», rimanda le decisioni all’autunno: l’alleanza con il M5s ci sarà? E se sì, con quale area dei pentastellati: Conte o Di Maio? Entrambi gli schieramenti sono insomma in balìa di fratture interne che rischiano, se non governate, di fare avanzare uno strabismo politico capace di condizionare in peggio tutto ciò che solo fino a qualche settimana fa sembrava cristallino.
Intrighi a Palazzo
La partita per il centrodestra è scivolosa e rischia già in questo primo scorcio di estate di essere cruciale. La vicepresidente Letizia Moratti semina il panico, si candida proprio contro il suo governatore Attilio Fontana e nello scontro tra quelli che dovrebbero essere alleati si sentono tutti i cigolii di un centrodestra «unito» solo nelle intenzioni e nei comunicati stampa.
A rassicurare Fontana ci ha pensato subito Matteo Salvini, arrivato a Palazzo insieme a Giancarlo Giorgetti, tutti consapevoli che farsi scippare la candidatura in Lombardia (per di più di un presidente uscente) sarebbe l’ennesimo smacco di una Lega che le urne hanno sancito in declino. «Fontana è il candidato naturale, così come già confermato dagli altri leader della coalizione» è la nota arrivata a conclusione del vertice del Carroccio. Ma è evidente che l’incastro nel puzzle del centrodestra ancora non ci sia: il problema, a questo punto, non è enunciarla ma praticarla la compattezza.
Dall’altra parte della barricata in casa centrodestra, del resto, c’è una personalità forte, che potrebbe finanziarsi la lunga campagna elettorale senza troppi patemi e che è stata portata in Giunta con più di una promessa sul proprio futuro politico. Moratti gode anche della stima di Carlo Calenda (che l’ha definita «un’ottima candidata») e, si dice, dei renziani di Italia Viva e perfino del nuovo gruppo di Luigi Di Maio. «Credo che per quanto riguarda il centrodestra sarebbe importante riuscire a parlare a un elettorato più ampio di quello attuale» ha infatti chiarito la titolare del Welfare lombardo. Ma in questo duello non entrerebbero solo i partiti di centro.
Voce in capitolo l’ha anche Fratelli d’Italia, i cui consiglieri non si sono mai trovati pienamente a loro agio, in questi anni, con leghisti e forzisti (specialmente coi primi), ma che ora vogliono far pesare il fatto di aver superato il Carroccio in molte città lombarde (e di essere, di fatto, il primo partito in Italia): «Finché parlano tra di loro, non risolvono la questione», commentano da FdI, «senza il nostro appoggio il centrodestra non esiste e non vince» tengono a ricordare.
Alleanze
Dall’altra parte, il centrosinistra gongola. «Se il confronto tra Moratti e Fontana, come sembra, ha a che fare con aspirazioni personali e di posti di potere - dice il capogruppo del Pd, Fabio Pizzul - i lombardi non possono stare tranquilli riguardo al loro futuro. Stiamo assistendo a un autentico cortocircuito in cui la vicepresidente sta sfiduciando il suo presidente». E, aggiunge Nicola Di Marco, capogruppo del M5s: «Fontana sarà anche il candidato naturale del centrodestra, ma a quanto pare non è ancora quello ufficiale». Dimenticando un aspetto: a ufficializzare l’endorsement di Moratti è stato Calenda, sempre considerato nell’alveo del centrosinistra.
I centristi in questa partita si tengono in realtà equidistanti, di fatto senza smarcarsi dal Pd ma anche senza certificare la loro presenza in coalizione. E soprattutto si moltiplicano: il dialogo per una nuova formazione sarebbe in corso anche con una parte di Forza Italia, quella più vicina al ministro Maria Stella Gelmini. «Ci stiamo lavorando, bisogna vedere se ci sono le condizioni per riunire simboli differenti sotto un’alleanza di peso, così da creare l’ala dei moderati con un peso specifico» confidano tra le file degli azzurri.
Tra le nuove sigle all’orizzonte spunta anche «l’Italia c’è», la formazione capitanata dal sindaco di Milano, Beppe Sala: se prima erano voci, oggi sono certezze sorrette dai sondaggi riservati. Con una data in agenda: a settembre ci sarà un evento di presentazione a Milano. Per ora è un’associazione composta da politici e attivisti di altri partiti, su tutti Italia Viva ed ex di +Europa. Si tratta di capire se è un’altra parcellizzazione o se sarà questo «l’ombrello» dei moderati.
Nel frattempo il Pd non si sbilancia: continua a non chiarire il perimetro dell’alleanza. In pole c’è l’economista Carlo Cottarelli a cui il centrosinistra avrebbe già strappato un sì, ridisegnando così lo scenario futuro per il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, al quale sarebbe pressoché assicurato il posto di capolista per le Regionali. Il 3 di luglio la sfida che si prefigura sembra quindi essere Fontana contro Cottarelli. Ma centristi e FdI continuano a «coccolare» Moratti. E lei lo ha detto pubblicamente: «Io ci sono».
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