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La ripartenza, Draghi: «L'economia va meglio del previsto»

Il premier presenta la Nota di aggiornamento del Def: Pil +6%, investimenti +15% Per l’Italia crescita record
Mario Draghi presenta la Nota di aggiornamento del Def - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Mario Draghi presenta la Nota di aggiornamento del Def - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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L’economia cresce «di gran lunga» più del previsto: +6% quest’anno e un ritorno da metà 2022 ai livelli precrisi. Quella crescita, sorretta dalle vaccinazioni anti-Covid, va «protetta» e accresciuta nei prossimi anni, senza disperdere la fiducia che «ora c’è nell’Italia, fra gli italiani e nel resto del mondo verso l’Italia». Il presidente del Consiglio Mario Draghi avvia così la «fase 2» del suo governo, con l’approvazione in Consiglio dei ministri della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza.

Annuncia per la prossima settimana l’approvazione della delega sul fisco, che includerà quella riforma del catasto tanto osteggiata dal centrodestra, e la prima riunione della cabina di regia sul Recovery plan. Poi bisognerà varare la manovra, su cui il ministro Daniele Franco prevede un dibattito «vivace», con la prima tranche di taglio delle tasse. Ma il messaggio del premier alla sua maggioranza è netto. Il governo va avanti finché «non perde efficacia»: «non si consumerà pur di restare».

Draghi presenta il quadro aggiornato di finanza pubblica mentre intorno, tra i partiti, infuriano le polemiche da campagna elettorale. In Consiglio dei ministri, in un clima generale di concordia, un riverbero c’è: i leghisti annunciano - «ma senza clamori», raccontano i colleghi - il non voto di una norma per prorogare i termini del referendum sulla cannabis (e di quello contro il Green pass), nell’ambito di un decreto che proroga anche le scadenza dell’Irap a fine novembre e delle domande per l’assegno unico a fine ottobre. Sullo sfondo ci sono già rivendicazioni e richieste in vista della legge di bilancio di ottobre, come quella di Giuseppe Conte di «ripristinare il cashback».

E sullo sfondo c’è anche il dibattito sul Quirinale aperto dai ministri Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia e Renato Brunetta con l’auspicio dell’elezione di Draghi. Il premier come suo solito sull’argomento taglia corto di fronte alle domande, le definisce «offensive» verso Sergio Mattarella, ma non esclude di esserne a febbraio il successore: «Le persone giuste per rispondere sono in Parlamento, è il Parlamento a decidere della vita e dell’efficacia di questo governo». Con una postilla che vale come avvertimento per i mesi a venire: «Se il governo perdesse la sua efficacia perderebbe la ragione di esistere, ne sono convinti tutti i ministri».

Per essere efficace, è il ragionamento del presidente del Consiglio, l’esecutivo deve poter fare tutto quanto serve per rendere la crescita «equa, inclusiva e duratura». Il quadro è incoraggiante: non solo la crescita è più alta del previsto, ma volano gli investimenti (+15%) e deficit e il debito sono in netto calo, rispettivamente al 9,4% (era previsto l’11,8%) e al 153,5% (era 155,6% nel 2020). Per una manovra che Draghi e Franco annunciano come «espansiva» ci sono 22 miliardi di extradeficit e oltre 4 miliardi per il taglio delle tasse arrivano dalla tax compliance, l’attitudine a pagare le imposte. In legge di bilancio bisognerà scegliere misure che spingono la crescita, spiega Draghi. Si interverrà sugli ammortizzatori e sulle pensioni. Mentre in parallelo, entro fine ottobre, arriverà la legge sulla concorrenza e le concessioni.

Abbiamo già recuperato due terzi del Pil perso lo scorso anno e anche grazie al Recovery plan l’obiettivo è una crescita superiore, spiega il ministro dell’Economia, «alla media dell’ultimo quarto di secolo». Ci sono ancora forti incognite per effetto delle varianti Covid e dell’inflazione. Ma se non ci saranno scossoni nel 2024 si inizierà un percorso di crescita «neutrale», non più espansiva, e di più forte riduzione del debito. Nella convinzione, assicura Draghi, che sia «irrealistico» il ritorno dal 2023 al vecchio patto di stabilità europeo, qualunque sia il governo in Germania, neanche se ci fosse «un ministro delle Finanze» rigorista.

Ma intanto il governo deve avere la «credibilità» di «non mancare» uno solo dei suoi appuntamenti e ha intenzione di farlo. Ecco perché la prossima settimana, spiega il premier, arriverà in Cdm la delega che disegnerà la cornice della riforma del fisco e del catasto. Lega e Forza Italia si mettono di traverso a una revisione del registro degli immobili: «È una fregatura, farà aumentare le tasse», dice Matteo Salvini; «Draghi si allinea al Pd», aggiunge Meloni. Ma Draghi spiega che se finora ha rinviato la misura non è perché i partiti gli dicono di no: il prossimo Cdm la approverà perché bisogna fare chiarezza e «trasparenza» di un’Italia catastale che è meno estesa di quella geografica. Sarà un percorso di emersione degli immobili e revisione delle rendite lungo anni. Ma le tasse non saliranno, assicura: «Nessuno pagherà di più o di meno e nessuno pagherà per la prima casa. Ma si rivedranno le rendite. Il governo vuole fare una operazione di trasparenza, senza cambiare il carico fiscale del catasto». Non basta però per ora a tranquillizzare i partiti, il prossimo Consiglio dei ministri si annuncia burrascoso.

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