Italia e Estero

L’intercettazione choc del giudice «riapre» il processo Mediaset

Franco, uno dei 5 togati di Cassazione, ora morto, confidò: «Berlusconi fu trattato ingiustamente»
Striscioni esposti alla Camera dai deputati di Forza Italia
Striscioni esposti alla Camera dai deputati di Forza Italia
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Il processo Mediaset nei confronti di Silvio Berlusconi per frode fiscale fu «un plotone d’esecuzione». Parole fortissime pronunciate dal relatore in Cassazione, il magistrato Amedeo Franco, scomparso lo scorso anno, in una registrazione audio choc riportata dal Riformista. Che viene smentita dalla Cassazione: «La motivazione della sentenza è stata sottoscritta da tutti e cinque i magistrati componenti del collegio, quali coestensori della decisione» rileva con una nota la suprema Corte. «Non risulta altresì - aggiunge - che il consigliere Amedeo Franco abbia formalizzato alcuna nota di dissenso».

Ma lo scoop sulle presunte parole di Franco scuote profondamente il partito azzurro, secondo cui le parole del magistrato confermano come il Cavaliere fu vittima innocente di «un golpe giudiziario, uno stupro ai danni della democrazia», visto che poi l’ex premier, in seguito a quella condanna venne espulso dal Senato: «Ora emerge la verità» osserva Mara Carfagna. A insorgere è tutta Forza Italia. In Aula alla Camera sono esposti cartelli con scritto: «Verità per Berlusconi» e «Giustizia per Berlusconi», mentre Licia Ronzulli propone che il Cavaliere venga nominato senatore a vita e il vicepresidente azzurro, Antonio Tajani chiede «una Commissione d’inchiesta per fare luce sul malgoverno della giustizia penale in Italia sin dal’epoca di Togliatti».

Tutto nasce dalle parole che Franco pronunciò nel 2013 in un incontro, dopo la sentenza di condanna, con Berlusconi e alcuni testimoni, uno dei quali registrò la conversazione. «Berlusconi - afferma Franco - deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà... A mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subìto una grave ingiustizia... L’impressione che questa vicenda sia stata guidata dall’alto». Durissima la presa di posizione di Ferdinando Esposito, presidente della sezione feriale della Cassazione che emise la sentenza di condanna nell’agosto 2013, secondo cui le notizie di presunte pressioni sono «gravissime e diffamatorie insinuazioni». Esposito fa sapere di non avere subìto «in alcun modo, pressioni né dall’alto né da qualsiasi altra direzione».

 

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