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Inchiesta Consip, indagato il capitano del Noe

Giampaolo Scafarto avrebbe cambiato l'informativa agli atti in merito a una frase su Tiziano Renzi attribuita a Alfredo Romeo
Tiziano Renzi - Foto Ansa
Tiziano Renzi - Foto Ansa
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Colpo di scena nella vicenda Consip: la procura di Roma indaga per falso il capitano del Noe Giampaolo Scafarto con l’accusa di aver attribuito ad Alfredo Romeo e non a Italo Bocchino una frase su un incontro con Tiziano Renzi.

Notizia che Matteo Renzi racconta di aver dato personalmente nel pomeriggio al padre che si sarebbe messo a piangere. Non è commosso, invece, l’ex premier che, ribadendo fiducia nella magistratura e negando «complotti», si dice certo che «la verità verrà a galla» attaccando M5S di «demagogia» e doppio-pesismo sugli avvisi di garanzia. Dopo la sconfitta al referendum, l’inchiesta Consip era stata un’altra dura botta per l’ex premier.

Renzi tira un sospiro di sollievo, pur dicendosi sempre certo dell’estraneità del padre e di Luca Lotti dall’inchiesta. «Sarebbe facile per me venire qui - dice a Porta a Porta - e dire, essendo in corso un’indagine per falso, avete visto..., ed invece come da due mesi ribadisco che abbiamo totale fiducia nella magistratura e se un carabiniere non risponde è un problema suo, io credo nell’Arma dei Carabinieri». Certo, ammette, «la vicenda è strana ma la verità verrà a galla».

Per il pm della procura di Roma, Mario Palazzi, Scafarto - che, interrogato, si è avvalso della facoltà di non rispondere - «ometteva scientemente informazioni». Errore o atto deliberato, quello di oggi è comunque un colpo di scena in un'inchiesta dalle inevitabili conseguenze politiche. 

Scafarto è uno dei militari che ha recuperato nell'ufficio romano dell'imprenditore Romeo i «pizzini» con le cifre di presunte tangenti. A sostengo delle sue affermazioni sulla presenza di 007, segnalò un'auto sospetta: in realtà alla guida c'era un autista dell'Opera Pia stabilimenti spagnoli che abita a pochi metri dal parcheggio. Tenuto conto che i servizi fanno capo a Palazzo Chigi, l'affermazione ha punti di contatto con quella relativa al padre dell'ex premier. 

Nell'informativa si attribuisce infatti ad Alfredo Romeo la frase «...Renzi (Tiziano, ndr) l'ultima volta che l'ho incontrato...», captata il 6 dicembre 2016. Ma a pronunciarla, come si evince dalla trascrizione delle intercettazioni firmata da un altro carabiniere, non è stato Romeo, ma Italo Bocchino, ex deputato di An e consulente di Romeo, indagato per traffico di influenze. 

Per il capitano del Noe quella frase dimostrava che Romeo e Tiziano Renzi si erano incontrati. Ora l'assunto vacilla. «Non conosco e non ho mai incontrato Tiziano Renzi - dichiara, da parte sua, Bocchino -. Ho incontrato Matteo Renzi sempre e solo durante il mio mandato parlamentare». 

Altri guai per Romeo potrebbero arrivare da un altro fronte. L'Anac ha avviato la procedura per il commissariamento della Romeo Gestioni Spa e del Consorzio Stabile Romeo Facility Services 2010. L'iter potrebbe sfociare nella richiesta formale al prefetto di Napoli. Solo pochi giorni fa l'Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone, in un parere fornito alla Consip, spiegava che di fronte a gravi fatti di rilievo penale, anche se non c'è una sentenza definitiva, la stazione appaltante può estromettere una società da una gara. Tradotto: Consip può valutare se ci sono gli estremi per escludere la Romeo dall'appalto Fm4. 

 

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