Italia e Estero

Il referendum sul taglio dei parlamentari del 29 marzo 2020

Cosa cambia con la legge Fraccaro, come siamo arrivati al referendum e per cosa si vota: l'approfondimento in vista del voto
Il Senato - Foto Ansa/Fabio Frustaci © www.giornaledibrescia.it
Il Senato - Foto Ansa/Fabio Frustaci © www.giornaledibrescia.it
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Si svolgerà il 29 marzo il referendum sul taglio dei parlamentari, indetto in seguito all’approvazione lo scorso 12 ottobre in quarta lettura della cosiddetta riforma Fraccaro, senatore del Movimento 5 Stelle, una legge costituzionale che prevede il passaggio da 950 a 600 tra senatori e deputati. 

Cosa cambia. Nello specifico, il nuovo assetto contempla 400 seggi alla Camera e 200 al Senato, più un numero massimo di cinque senatori a vita (finora 5 era il numero massimo che ciascun presidente poteva nominare). Ridotti anche gli eletti all'estero: i deputati scendono da 12 a 8, i senatori da 6 a 4. In questo modo, cambierà il rapporto di rappresentanza, pari a un deputato per 151.210 abitanti (ora è 96.006 abitanti) e un senatore per 302.420 abitanti (ora è 188.424 abitanti). Sarà dunque necessaria un’ulteriore legge che ridisegni i collegi elettorali, oltre alla modifica dei Regolamenti dei due rami del Parlamento per cambiare alcuni quorum (ad esempio per formare i gruppi occorrono 20 deputati e 10 senatori, numeri che andranno abbassati) e evitare che la riduzione dei parlamentari paralizzi i lavori.

 

La Camera dei deputati - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
La Camera dei deputati - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

 

Come ci siamo arrivati. Al referendum si è arrivati perché 71 senatori, appartenenti a tutti i gruppi politici, tranne Fratelli d’Italia, hanno chiesto la consultazione popolare sulla nuova legge costituzionale, approvata senza la maggioranza qualificata dei due terzi. Una richiesta a cui la Corte di Cassazione ha dato il via libera lo scorso 23 gennaio. Si tratta di un referendum confermativo, che prescinde dal quorum: non è dunque necessario raggiungere la maggioranza degli aventi diritto per procedere al conteggio dei voti e verificare se gli elettori abbiano deciso o meno di confermare la norma.

Per cosa e come votiamo. Il testo del quesito referendario è il seguente: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - Serie generale - n.240 del 12 ottobre 2019?». Votando sì, si approva la legge e il relativo taglio di deputati e senatori, mentre con il no tutto resta come è ora. Le operazioni di voto si svolgeranno dalle 7 alle 23, lo scrutinio avrà inizio subito dopo la chiusura delle urne. Per votare serve la tessera elettorale, oltre a un documento d'identità che rientri in una di queste categorie: «carta d'identità o altro documento d'identificazione munito di fotografia, rilasciato dalla pubblica amministrazione; tessera di riconoscimento rilasciata dall'Unione nazionale ufficiali in congedo d'Italia, purché munita di fotografia e convalidata da un Comando militare, tessera di riconoscimento rilasciata da un ordine professionale, purché munita di fotografia». Cliccando su questo link trovate informazioni utili del Ministero dell'interno anche per quanto riguarda chi si trova all'estero o chi non può raggiungere i seggi perché affetto da infermità.

 

Una tessera elettorale - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Una tessera elettorale - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it

 

Il comitato per il sì. A favore del sì al referendum, il docente universitario Pietro Paganini ha costituito il comitato «Il Sì delle libertà», di cui fanno parte «decine cittadini di età e professione diverse, che sostengono la coerenza con la democrazia rappresentativa». Ridurre il numero degli eletti, viene spiegato in una nota, «rende più trasparenti e più comprensibili dibattiti e decisioni, senza sminuirne la qualità. Rende così, più agevole il giudizio dei cittadini, che è una fase decisiva del processo democratico. La percezione molto negativa che, anche per l'azione dei media, i cittadini hanno maturato dei luoghi della rappresentanza è confermata dal cattivo funzionamento, dalla scarsa efficienza, e dalla poca trasparenza, dei processi parlamentari. Il taglio è perciò, una decisa risposta politica alle critiche e alle esigenze dei cittadini. Mentre la riduzione dei costi resta argomento non rilevante per consistenza economica. Il taglio non mutila la democrazia e non aiuta l'antipolitica. Lascia il rapporto tra eletti ed elettori sopra la media occidentale». 

Il comitato per il no. Per il no si è schierato invece un coordinamento di comitati, uniti sotto la sigla NoiNo, sostenuto anche da partiti e organizzazioni come Azione, Volt, +Europa e Rifondazione Comunista«NoiNo, perché la politica fatta di sola propaganda è semplicemente suicida - dicono i promotori -; perché non conta quanti siano i parlamentari in rapporto alla popolazione, semmai come e da chi vengono scelti; perché qualità e libertà degli eletti non cambiano, cambiandone il numero; perché le leggi fatte malissimo da 100 parlamentari non diventano buone se fatte da 60; perché un Parlamento può essere democratico e funzionante anche con meno parlamentari, ma non è affatto il risultato della riforma varata».

Alcuni numeri. Al di là dei due schieramenti, si possono citare alcuni dati relativi alla riforma che entrerebbe in vigore solo dalla prossima legislatura. Per quanto riguarda la rappresentanza, l’Agi sottolinea che con la nuova legge l’Italia avrebbe un parlamentare ogni 101mila persone (ora è 1/64mila), un rapporto più alto di Germania (1/117mila), Francia (1/116mila) e Olanda (1/115mila), simile al Regno Unito (1/102mila) e più basso di Spagna (1/84mila), Polonia (1/83mila) o Malta (1/7mila), per citare alcuni Paesi europei. Rispetto ai risparmi, uno dei cavalli di battaglia dei sostenitori del sì, a partire dal Movimento 5 Stelle, il calcolo è di 52,9 milioni di euro all’anno per i deputati (230 eletti in meno per un costo annuo di 230mila euro ciascuno) e di 28,7 milioni per i senatori (115 eletti in meno per un costo di 249mila euro ciascuno). In totale, il conto base arriva a 81,6 milioni in meno. Togliendo le imposte, il risparmio netto ammonterebbe a 57 milioni, che diventano 285 considerando un'intera legislatura. Una cifra rilevante, ma non decisiva per i conti dell’Italia, che ha un debito pubblico di 2.409 miliardi di euro. 

 

 

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