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Il racconto da Shangai in lockdown: «Situazione aberrante»

Dalla megalopoli blindata per il Covid la testimonianza di una 33enne che arriva alla sorella a Brescia tramite messaggi vocali
Shangai è in lockdown dopo la risalita dei contagi da Covid - Foto Ansa/Epa/Alex Plavevsky © www.giornaledibrescia.it
Shangai è in lockdown dopo la risalita dei contagi da Covid - Foto Ansa/Epa/Alex Plavevsky © www.giornaledibrescia.it
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Cani robot che intimano alla popolazione di rimanere chiusa in casa, cibo che scarseggia, acqua che il governo ordina di bere dal rubinetto dopo averla bollita, positivi prelevati dalle proprie abitazioni e caricati su bus diretti in centri di quarantena di massa, animali uccisi per strada, urla alle finestre, environmental sampling effettuate su cassonetti.

Tantissimi video sui social testimoniano la situazione drammatica che stanno vivendo i cittadini di Shanghai da più di due settimane. Una delle megalopoli mondiali, con oltre 26 milioni di abitanti, dal 29 marzo, è completamente blindata, ancora per il Covid-19, in un lockdown totale.

Tra milioni di cittadini rinchiusi, c’è anche Susanna, nata a Mestre, classe ‘89, laureata in cinese all’Università Ca' Foscari, che dal 2013 vive e lavora proprio a Shanghai, la quale cerca di tenere duro a fronte di una situazione surreale, che sta preoccupando anche la sorella Maria Teresa (a Brescia dal 2017). Tramite dei messaggi vocali, inviati grazie all’utilizzo di un VPN, nella chat di Instagram, racconta ciò che accade. «Quello che sta succedendo è aberrante e non sappiamo quando finirà».

Susanna per le vie deserte del suo quartiere a Shanghai - Foto © www.giornaledibrescia.it
Susanna per le vie deserte del suo quartiere a Shanghai - Foto © www.giornaledibrescia.it

La Cina sta adottando la politica Zero Covid, senza scrupoli di ogni sorta, con un preciso obbiettivo: non convivere con il virus, come fa l’Occidente, ma estirparlo a qualunque costo. Strategia, adottata dal governo cinese fin dal 2020, quando il Covid-19 scoppiò a Wuhan e si decise di chiudere l’intera provincia di Hubei. Oggi, Shanghai sta facendo i conti con la variante più contagiosa di tutte, in una città che vanta una densità demografica ed abitativa da record, in un Paese in cui non vige l’obbligo vaccinale.

I centri di isolamento

Se risulti positivo, a meno che tu non sia molto malato o anziano (in quel caso sprangano direttamente la porta di casa) vieni spedito in centri di isolamento. «Tutti i giorni portano centinaia di positivi asintomatici in hangar che hanno costruito, detti Covid Camp adibiti a centri di quarantena di massa senza nessuna assistenza sanitaria – racconta Susanna –. Il trattamento che li aspetta è disumano, perché sono lasciati senza cure, mancano le docce e si contano 8 bagni chimici ogni 200 persone. Mi viene l’ansia anche solo a pensarci che potrei finire li anch’io».

All’inizio separavano i bambini positivi dai genitori, successivamente però, hanno permesso ai soli minori di 7 anni di passare la quarantena coi genitori presso gli ospedali. La situazione è così insostenibile, che sono scoppiate anche delle rivolte per strada. «Hanno chiuso tutto. La città è paralizzata. Non puoi ordinarti nulla da mangiare e i pochi supermercati aperti sono sopraffatti dagli ordini. Le persone si trovano in estrema difficoltà a reperire cibo ed acqua e protestano perché i servizi base non vengono garantiti».

Volontaria

Quando hanno annunciato la chiusura totale, Susanna si è messa subito al servizio del suo compound come volontaria: «Mi sono iscritta, anche per avere l’occasione di uscire di casa per un’oretta al giorno per smistare nelle varie case medicinali e viveri, alcuni dei quali consistono in pacchi cargo di verdura e riso inviati 2/3 volte dalla municipalità». Un trattamento disumano sarebbe riservato anche a cani e gatti dei positivi. «Per fortuna non tutti vengono ammazzati, dipende da che volontario trovi e come agisce. A Shenzhen, ad esempio, si sono organizzati mandandoli in centri appositi con persone che si prendono cura di loro».

La conclusione è amara: «Vivere così è una situazione assurda, sembra di essere dentro ad un film. I consolati non possono fare niente. Non ci resta altro che rispettare le leggi di questo paese, non godendo di nessun trattamento privilegiato».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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