Italia e Estero

Guerra in Israele, i bresciani a Tel Aviv: «Molti allarmi ma stiamo bene»

Il racconto di due coppie di Capriano, parte dei 50 bresciani in pellegrinaggio nel Paese ormai in guerra
  • Il bunker a Tel Aviv dove sono rifugiati i bresciani
    Il bunker a Tel Aviv dove sono rifugiati i bresciani
  • Il bunker a Tel Aviv dove sono rifugiati i bresciani
    Il bunker a Tel Aviv dove sono rifugiati i bresciani
  • Il bunker a Tel Aviv dove sono rifugiati i bresciani
    Il bunker a Tel Aviv dove sono rifugiati i bresciani
  • Il bunker a Tel Aviv dove sono rifugiati i bresciani
    Il bunker a Tel Aviv dove sono rifugiati i bresciani
  • Il bunker a Tel Aviv dove sono rifugiati i bresciani
    Il bunker a Tel Aviv dove sono rifugiati i bresciani
AA

Sono cinquanta i bresciani che in queste ore si trovano in viaggio in Israele. Ad un folto gruppo di pellegrini, 43 in tutto, della parrocchia di Capriolo accompagnati da don Giuseppe Mattanza e don Claudio Rossatti, si aggiungono altre quattro persone che, dopo il pellegrinaggio, hanno deciso di prolungare la loro permanenza nel Paese mediorientale. In pochi, infine, fanno parte di un gruppo di una trentina di persone provenienti da tutta Italia, anche queste in pellegrinaggio con Brevivet. Che, attraverso il direttore Barbara Chiodi, rassicura chi in queste ore è angosciato dalle immagini e dalle notizie di morte e distruzione che giungono da Israele e dalla Palestina.

I viaggiatori

«Stanno tutti bene e continuano il loro pellegrinaggio. Il rientro per i gruppi era già programmato per mercoledì 11 ottobre - afferma Chiodi -. In queste ore i parrocchiani di Capriolo stanno viaggiando da Nord a Sud, per raggiungere Betlemme dove verrà celebrata la Messa nella Basilica della Natività. Ovviamente, abbiamo modificato i percorsi per allontanarci dalle strade più sensibili. Decidiamo di ora in ora come comportarci».

Il rifugio nel bunker

Alle parole rassicuranti pronunciate a Brescia fanno eco quelle che giungono direttamente da Tel Aviv, città in cui si trovano le due coppie di Capriano che avevano deciso di prolungare la permanenza in Israele.

«Sabato sera ci siamo spaventati perché è suonato più volte l’allarme e ci siamo rifugiati tutti nel bunker dell’albergo per motivi di sicurezza. Siamo scesi e ci siamo trovati in un grande stanzone con pareti di cemento insieme ad una trentina di altre persone provenienti da ogni parte del mondo. Ci siamo rimasti una decina di minuti, poi siamo tornati ai piani superiori. Trascorsi altri dieci minuti, di nuovo nel bunker e così via».

A raccontare questa esperienza sono Raffaella Marchini in viaggio con il marito Gianluigi Ferrari e i coniugi Anna Gorlani e Massimo Monfardini.

Volo annullato

Le macerie a Tel Aviv dopo i bombardamenti - Foto Epa/Abir Sultan © www.giornaledibrescia.it
Le macerie a Tel Aviv dopo i bombardamenti - Foto Epa/Abir Sultan © www.giornaledibrescia.it

Ancora: «Saremmo dovuti rientrare sabato con un volo Ita, ma in serata ci hanno comunicato che il volo era annullato. Con l’aiuto di Brevivet che ha organizzato anche il trasferimento fino al confine con la Giordania, ed oltre, abbiamo un volo lunedì (oggi per chi legge) che parte da Amman». Barbara Chiodi conferma, infatti, che i varchi di frontiera a nord del Paese sono aperti. Dunque, passando dal ponte Sheikh Hussein si entra in Giordania e in novanta chilometri si arriva ad Amman. Anche se, mentre scriviamo, l’aeroporto di Tel Aviv è aperto.

Fuori il deserto

«Qui si respira un clima da lockdown: dalla finestra dell’albergo, che è davanti al mare, si vede la spiaggia deserta, letteralmente chiusa e presidiata. La sorveglianza è massima ovunque, sia sulle strade sia dal cielo. In albergo non ci hanno detto di rimanere chiusi, ma comunque che è meglio non allontanarci troppo» raccontano Raffaella e Anna. Polizia ovunque, controlli serrati, ma nessuno che vuol parlare. «Non si sbilanciano, preferiscono tacere» aggiungono le due signore bresciane. Che concludono: «Se non fosse per le forze di polizia schierate ovunque e per le telefonate allarmate ricevute dalle nostre famiglie in Italia, noi qui non ci saremmo resi conto di quello che è accaduto. Ma anche ora che lo sappiamo non abbiamo paura».

Icona Newsletter

@I bresciani siamo noi

Brescia la forte, Brescia la ferrea: volti, persone e storie nella Leonessa d’Italia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato