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Governo, verso la proroga dello stato d'emergenza al 31 marzo

La decisione dovrà essere presa dal Consiglio dei ministri, che potrebbe riunirsi domani. Per l'estensione serve una legge apposita
Il presidente del Consiglio Mario Draghi - Foto Ansa  © www.giornaledibrescia.it
Il presidente del Consiglio Mario Draghi - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Lo stato di emergenza potrebbe essere prorogato al 31 marzo 2022. Sarebbe una proroga di tre mesi, visto che l’emergenza per la pandemia dovrebbe finire il 31 dicembre 2021, ma il governo la sta valutando per riuscire a portare il Paese fuori da questa nuova ondata senza ulteriori danni.

La decisione deve passare per un Consiglio dei ministri, che si terrà probabilmente domani mattina. L'accelerazione è stata decisa da Mario Draghi per dare un chiaro segnale sulle priorità relative alla situazione della pandemia.

Per prolungare lo stato di emergenza servirà una legge apposita che consente di scavallare la scadenza dei due anni, fissata al 31 gennaio. Lo strumento giuridico può durare al massimo 24 mesi ed era stato emanato il 31 gennaio del 2020 per garantire più tempestività e flessibilità nell’approvazione e nell’applicazione delle restrizioni e in generale delle norme sanitarie.

«Saranno decisioni delle prossime ore. Certamente c'è un approfondimento su questa tematica e ci sarà nelle prossime giornate una cabina di regia e un consiglio dei ministri». Lo ha detto la ministra per gli Affari regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini, parlando della decisione del governo sulla proroga dello stato di emergenza a margine dell'evento Direzione Nord a Milano. 

Il via libera dei partiti di maggioranza, ma anche le notizie che arrivano dal resto d'Euorpa e dalla Gran Bretagna in particolare, dove la nuova variante sta surclassando la Delta per numero di contagi, diventando dominante, hanno convinto Draghi ad adottare la via della prudenza, confermando le norme di emergenza e ad andare subito alla decisione senza passare dalla cabina di regia, sgombrando il campo da dubbi e incertezze che da giorni animano il dibattito politico e anche tra i governatori, divisi al loro interno tra favorevoli e contrari (a partire dal presidente della conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga) alla proroga ma convinti della necessità di dare continuità ad alcuni strumenti, compresi i contratti a termine sottoscritti per fronteggiare l'emergenza.

La decisione arriva dopo che fino all'ultimo si è esplorata la via alternativa, di non prorogare lo stato di emergenza, ritornando alla legislazione ordinaria. Una delle soluzioni, per la fase 2 della pandemia, poteva essere quella di affidare alla Protezione civile i compiti del commissario (e in questo scenario, c'era chi ipotizzava una promozione di Figliuolo alla guida del Comando operativo di vertice interforze), oppure quella di creare una struttura di missione ad hoc a Palazzo Chigi. Ma i tempi per preparare questi passaggi, comprese le competenze e le responsabilità che tornerebbero in capo ai vari ministeri e alle Regioni, sono stretti e nel frattempo i contagi salgono: meglio quindi prendersi altri tre mesi e arrivare a primavera, quando si confida che, anche grazie alla campagna vaccinale, i contagi tornino in netto calo e sia più semplice allentare le misure di contenimento dell'epidemia.

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