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Gb: imbarazzo Kate, l'azienda dei genitori lascia scia di debiti

Dopo il fallimento d'un mese fa spuntano magagne. Pure col fisco
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LONDRA, 08 GIU - Imbarazzo per Kate Middleton - moglie dell'erede al trono britannico William e principessa di Galles - a causa delle magagne spuntate a scoppio ritardato sui conti dell'azienda di famiglia di proprietà dei suoi genitori: dichiarata fallita formalmente - ma piuttosto alla chetichella - il mese scorso dopo la crisi patita durante le restrizioni legate alla pandemia di Covid.

La bancarotta della società che aveva reso i Middleton milionari, permettendo loro quella scalata sociale suggellata dal matrimonio reale di Kate (ma anche dall'ascesa nel jet set di sua sorella Pippa), ha suscitato finora un interesse mediamente modesto sui giornali del Regno. In stridente contrasto con il trattamento mediatico riservato ad esempio al reprobo Harry, fratello minore ribelle di William e secondogenito di re Carlo III, e a sua moglie Meghan. Tuttavia qualche elemento problematico per la famiglia della futura regina consorte (ormai indicata rispettosamente in tutte le comunicazioni ufficiali di palazzo con il nome di Catherine, senza diminutivi), sta iniziando a comparire. 'Colpa' di alcuni analisti, esperti di casi d'insolvenza, i quali hanno potuto esaminare la procedura di fallimento di Party Pieces: l'azienda di produzione e vendita di decorazioni festive creata da mamma e papà Middleton, Carole e Michael, nel 1987. Azienda che, dopo diversi anni di buon successo - fino a un picco di 44 milioni di valore nella fase più profittevole del business - risulta aver adesso lasciato dietro di sé debiti per almeno 2,6 milioni di sterline (circa 3 milioni di euro) non rimborsati ai creditori: incluse 600.000 sterline di tasse arretrate mai versate al fisco del governo di Sua Maestà.

Non è chiaro quanto e se tutto questo possa mettere a repentaglio il futuro della lussuosa dimora familiare acquistata da Carole e Michael nel 2012 per 4,7 milioni di sterline non lontano dal castello di Windsor. Ma certo qualche preoccupazione d'immagine appare inevitabile.

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