Italia e Estero

Famiglie distrutte da acqua e fango in una villetta abusiva

L'ordine di demolizione era stato impugnato davanti al Tar dai proprietari dell'abitazione
La villa travolta dall'acqua a Casteldaccia - Foto Ansa/Mike Palazzotto
La villa travolta dall'acqua a Casteldaccia - Foto Ansa/Mike Palazzotto
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Lo sguardo perduto nel vuoto e il volto distrutto dal dolore. Giuseppe Giordano, 35 anni, non riesce più né a piangere né a parlare. 

La massa d'acqua che si è abbattuta sulla villetta di Casteldaccia gli ha portato via in un istante la moglie Stefania, un figlio di 15 anni e una di un anno, i genitori, la sorella Monia, il fratello Marco, un nipote di appena tre anni. 

Dopo la lunga notte di una tragedia infinita è davanti all'obitorio del Policlinico a raccogliere scampoli di affetto da altri parenti e da tanti amici. Giuseppe, che è un rivenditore di moto e attrezzatura per motociclisti a Palermo, è avvolto in un piumino bordeaux, sprofondato in una sedia. Attorno a lui un silenzio irreale, un dolore composto e il racconto sottovoce della furia sterminatrice dell'acqua. In quella villetta abusiva, Giuseppe Giordano aveva radunato due famiglie per festeggiare il compleanno di una nipote: due giorni di pranzetti, cene e karaoke con nonni, zii, cognati, nipoti, fratelli, sorelle. 

 

Giuseppe Giordano - Foto Ansa/Mike Palazzotto
Giuseppe Giordano - Foto Ansa/Mike Palazzotto

 

All'improvviso, in una serata di spensierata allegria, Giuseppe si accorge che l'acqua sta inondando la casa. «Le vetrate diventano scure, la luce si spegne, sul pavimento si muove uno strato di fango. Ci spostiamo nell'altra stanza. Mio figlio Federico mi rassicura: papà, penso io a Rachele, e prende in braccio la sorellina. Andiamo via, andiamo via, dico. Ora penso che mio figlio era un eroe». E intanto vede crescere con terrore il livello dell'acqua e del pericolo. Prende le chiavi dell'auto e si inoltra su quella che pensa sia la via di salvezza. Ma, appena apre la porta, è investito da una valanga di acqua e fango. Un gorgo violento prima lo inghiotte poi, con il riflusso, lo scaraventa fuori. «Con la forza della disperazione mi sono aggrappato a un albero. E così sono sopravvissuto», racconta con un filo di voce. Una vicina di casa, Maria Concetta Alfano, intuisce quel che sta accadendo. 

«Sono corsa - racconta - da mio marito, già in pigiama. Insieme ci siamo caricati nostra figlia che non può muoversi e siamo scappati via». Quasi incrociano, lungo la stradella che porta alla villetta della tragedia, il cognato di Giuseppe Giordano. I dolci erano quasi finiti e lui era andato a prenderne altri in pasticceria portandosi dietro la figlia Emanuela e la nipote Asia. Altri tre parenti (padre, madre e figlio di sei mesi) erano andati via dopo il pranzo perché lui aveva un impegno di lavoro. 

 

La zona in cui è avvenuta la tragedia - Foto Ansa/Ruggero Farkas
La zona in cui è avvenuta la tragedia - Foto Ansa/Ruggero Farkas

 

La villetta non era delle famiglie coinvolte nella tragedia. Erano in affitto e la usavano per il week-end e per le vacanze. Nel 2008 il Comune di Casteldaccia, centro alle porte di Palermo, ne aveva disposto la demolizione: impensabile sanarla visti la distanza dal fiume Milicia e il vincolo di inedificabilità assoluta che grava sulla zona. I proprietari, però, hanno fatto ricorso al Tar contro l'abbattimento e l'edificio è rimasto in piedi. Per dieci anni. Una storia su cui i magistrati di Termini Imerese, che hanno aperto un fascicolo sulla tragedia, cercheranno di far luce. La pratica relativa all'immobile è stata sequestrata su ordine del procuratore Ambrogio Cartosio. Nel frattempo, a Palermo è stato proclamato il lutto cittadino. Complessivamente, sono dodici le vittime del maltempo in Sicilia, salite a 30 in tutt'Italia in una settimana.

 

 

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