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Covid-19, con Fontana e Gallera il punto sulla cura col plasma

Puntuale torna l'aggiornamento con Regione Lombardia sull'andamento dell'epidemia da coronavirus
L'ex assessore Gallera e il presidente Fontana - Foto Ansa / Marco Ottico © www.giornaledibrescia.it
L'ex assessore Gallera e il presidente Fontana - Foto Ansa / Marco Ottico © www.giornaledibrescia.it
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Torna l'appuntamento con la conferenza stampa di Regione Lombardia in cui si fa il punto sull'andamento dell'epidemia da coronavirus.

A commentare i dati il governatore Attilio Fontana e l'assessore al Welfare Giulio Gallera, che secondo quanto annunciato sulla pagina Facebook Lombardia Notizie Online riferiranno anche i risultati della sperimentazione della cura col plasma.

 

 

I dati di oggi: in Lombardia i nuovi casi positivi sono 364, di cui 70 a Brescia. 68 i nuovi decessi a livello regionale. 7.508 i tamponi effettuati nell'ultimo giorno.

Attilio Fontana: oggi sono molto orgoglioso si essere presente a questa conferenza stampa per dare conto della sperimentazione avviata al San Matteo di Pavia, dall'ospedale di Mantova e dall'università.

Stamattina ho parlato col ministro Speranza e anche il governo mostra interesse nel voler proseguire con questa iniziativa che coinvolge anche gli ospedali di Brescia e di Bergamo.

Carlo Nicora, direttore generale del Policlinico San Matteo di Pavia: raccontiamo questo progetto di studio pilota, iniziato a metà marzo e conclusosi l'8 maggio. Si tratta di plasma di pazienti guariti utilizzato su pazienti Covid critici.

Il progetto si muove dai numeri dell'epidemia dei primi di marzo. I ricercatori si concentrano sul plasma dei guariti e sull'infusione nei pazienti malati. La possibilità di avere donatori locali in ogni struttura sanitaria della Lombardia è importante perché il ceppo virale era lo stesso per pazienti e donatori.

Prof. Fausto Baldanti, virologo: lo studio si concentra sugli anticorpi neutralizzanti che isolano la spike, ovvero la via di accesso del virus nelle cellule. Prendendo il siero dei pazienti che hanno superato l'infezione e aggiungendole alle colture del virus abbiamo visto che la distruzione cellulare veniva bloccata. Era la dismostrazione che nel siero dei pazienti c'erano anticorpi neutralizzanti. Dovevamo trovare un'unità di misura, il titolo, ossia quale diluizione di siero era in grado di bloccare il virus. Per immaginare di usare il plasma come cura dovevamo provvedere alla titolazione del siero.

Prima di tutto abbiamo cercato di calcolare il potenziale bloccante del siero dei pazienti in via di guarigione.

Dott. Cesare Perotti: una volta stabilito quale plasma va raccolto, noi ci siamo occupati di raccoglierlo in modo rapido e in sicurezza. Noi possiamo fare questo grazie ai separatori cellulari, macchinari diffusi in Lombardia. Si parte dalla raccolta in sicurezza per il donatore, circa 600 ml raccolti in circa 35 minuti. Per ogni paziente sono necessari circa 350 ml, quindi da ogni duratore si acquisiscono dosi per curare due persone.

Prof. Raffaele Bruno: si tratta di uno studio pilota, si fa quando si deve testare un'idea. Sono stati arruolati pazienti con più di 18 anni con tampone positivo e un distress respiratorio importante, un rx torace che mostrava polmonite. Sono stati arruolati 46 pazienti, l'ultimo l'8 maggio, tra Mantova e Pavia.

I risultati, illustrati dal prof. Baldanti:

Obiettivi: riduzione mortalità, miglioramento dei parametri respiratori e dei parametri legati alll'infezione.

Quando siamo partiti la mortalità dei pazienti in terapia intensiva era di circa il 15%. La mortalità dopo il trattamento col plasma si è ridotta al 6%.

I parametri respiratori sono migliorati drammaticamente al termine della prima settimana; le immagine radiografiche sono migliorate in maniera significativa entro la prima settimana; i tre parametri per misurare il livello di infiammazione sono migliorati significativamente in una settimana.

Giulio Gallera: per noi questo studio è un grande orgoglio. Noi siamo l'unica regione in Italia con un protocollo strutturato che ha dato i suoi risultati. Ciò che noi abbiamo fatto è a disposizione del Paese. L'obiettivo è trovare il plasma iperimmune, una cura per una malattia che oggi una cura non ha.

Oggi dunque lanciamo la Banca del plasma, stiamo studiando un protocollo che una volta definito darà il via alla raccolta del sangue. Partiremo dai guariti: le nostre Asst richiameranno le persone guarite, che una volta verificato il livello di immunità potranno donare il plama; poi chiameremo le persone positive ai test sierologici, a partire dagli operatori sanitari già sottoposti al controllo; i donatori Avis: ci concentreremo sulle aree più colpite, come Brescia e Bergamo. 

Non faremo solo la raccolta, ma svilupperemo un modello di utilizzo ampio.

Domande:

- Il plasma iperimmune può essere donato a tutti? Sì, c'è una sola rarissima eccezione legate ai pazienti che hanno un deficit congenito di IgA. 

- Quali caratteristiche accomunavano i pazienti su cui sono stati eseguiti i test? Tutti i pazienti su cui abbiamo testato il plasma iperimmune avevano gravi problemi respiratori, non tutti erano intubati

- Quanto tempo ci vorrà per passare dalla fase sperimentale alla prassi? Non c'è un tempo fisso per le riviste scientifiche perché pubblichino l'articolo, anche perché prima devono vagliare il lavoro. In settimana comunque noi lo presenteremo. Il protocollo alla base di questo progetto è già stato condiviso con altre strutture, come Bergamo e Brescia. Da domani lavoreremo per trasferire il nostro lavoro a tutte le strutture sanitari lombarde. La presenza degli anticorpi nella quantità necessaria affinché il plasma sia considerato iperimmune non dura nel tempo.

- Si userà in maniera preventiva? No, da noi non è possibile.

- Avvenimenti avversi? Sono gli stessi che si hanno per qualunque trasfusione.

 

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