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Cosa è stato scoperto sull'attentatore di Parigi

La vicenda del diciottenne pachistano che venerdì ha fatto ripiombare Parigi nell'incubo terrorismo è come un puzzle
Inquirenti sul luogo dell'attentato del 25 settembre - Foto Ansa/Epa/Ian Langsdon © www.giornaledibrescia.it
Inquirenti sul luogo dell'attentato del 25 settembre - Foto Ansa/Epa/Ian Langsdon © www.giornaledibrescia.it
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«Oggi, venerdì 25 settembre, io li condannerò»: toni apocalittici, salmi e canti, voce rotta dal pianto. Così, in un video registrato sul suo computer e ritrovato dagli inquirenti durante la perquisizione nella casa dei servizi sociali in banlieue, Hassan Alì annunciava il suo proposito di vendicare quelle «caricature del profeta» ripubblicate da Charlie Hebdo e diventate per lui «insopportabili». 

La vicenda del diciottenne pachistano che venerdì ha fatto ripiombare Parigi nell'incubo terrorismo è come un puzzle che giorno dopo giorno si arricchisce di nuovi elementi: mentre si indaga sul passato nebuloso del giovane, i sopralluoghi nella sua abitazione di Pantin hanno fatto emergere una sorta di «dormitorio» per un gruppo di 9 pachistani (compreso il fratello di Alì), finiti tutti in stato di fermo. Il video trovato nell'hard disk di Hassan Alì - e affidato adesso agli esperti e agli interpreti poiché il 18enne si esprime nella sua lingua, in urdu - è «una specie di manifesto», dicono fonti direttamente operative nell'inchiesta che hanno parlato con il settimanale Le Point. Si vede l'assalitore che credeva di andare a «condannare» qualcuno di Charlie Hebdo - senza sapere che la redazione ha traslocato in un posto segreto dopo la strage del 2015 - mentre «piange, canta e rivendica il gesto che sta per fare». È un annuncio del «passaggio all'azione», proseguono le fonti, ma «non il giuramento di fedeltà a un'organizzazione». 

Da ieri, intanto, sui social circola incontrollato un video di due minuti che sembra assomigliare a quello di Hassan Alì. Un uomo si presenta come «Zaheer Hassan Mehmood», esprime tutta la sua rabbia per «le caricature del profeta Maometto» ed annuncia poi la «condanna». L'individuo, che verosimilmente è proprio Hassan Alì, aggiunge un omaggio a Ilyas Qadri, il leader di Dawat-e-Islami, un gruppo religioso apolitico e non violento che si ispira agli asceti del sufismo musulmano. Il nome di Zaheer Hassan Mehmood sembra che non dica nulla agli inquirenti, che indagano ancora sul passato di Alì, sulla sua età (che continua a sembrare superiore ai 18 anni dichiarati) e sulla sua origine. Per ora è emerso che il suo paese natale è un piccolo centro agricolo del Punjab pachistano, Mandi Bahauddin. In due anni in Francia, non ha imparato ad esprimersi in francese, si è sempre comportato in modo non sospetto e sembra stesse per cominciare un corso di formazione per lavoratori edili. I vicini lo descrivono come gentile ed «educatissimo». 

A 48 ore dall'attentato intanto, i due feriti - entrambi dipendenti dell'agenzia Premières lignes - sono sempre in ospedale. La donna, un'assistente di produzione di 27 anni, sta piuttosto bene, è stata operata al viso - dove era stata colpita con la mannaia - da un luminare della chirurgia plastica, il professor Lantieri, autore nel 2010 del primo trapianto di viso. Ha potuto incontrare familiari e colleghi. Il suo collega, direttore tecnico all'agenzia, è ancora in condizioni «gravi» ma c'è piena fiducia nell'operato dei medici che lo seguono. Quanto al silenzio finora osservato dal presidente Emmanuel Macron sull'episodio, è trapelato che il presidente ha parlato con i familiari delle vittime e si esprimerà venerdì prossimo in occasione di un grande discorso sul tema del «separatismo» nel Paese, programmato da tempo.

 

 

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