Italia e Estero

Coronavirus, 600mila contagi nel mondo

I dati secondo l'ultimo bilancio della Johns Hopkins University. I guariti 131.826. Al primo posto come numero di casi gli Stati Uniti,
La visual Artist Elisa Blynn con la mascherina a New York - Foto © www.giornaledibrescia.it
La visual Artist Elisa Blynn con la mascherina a New York - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Hanno superato i 600.000 i contagi da coronavirus nel mondo, secondo l'ultimo bilancio della Johns Hopkins University. Per la precisione, i casi finora registrati sono 601.478.

Secondo l'ultimo bilancio, i deceduti in tutto il mondo sono 27.862 e i guariti 131.826. Al primo posto come numero di contagi ci sono gli Stati Uniti, con 104.837 casi, al secondo l'Italia con 86.438 e al terzo la Cina con 81.948. 

Se il tasso di crescita di casi di coronavirus continuerà ai livelli attuali, l'area metropolitana di New York registrerà un'epidemia peggiore di quella di Wuhan in Cina o della regione Lombardia in Italia. Lo afferma il New York Times, secondo il quali New York ha avuto meno successo nell'appiattire la curva di casi rispetto a Wuhan o alla regione Lombardia. «Non c'è garanzia che il trend continuerà. È possibile che il distanziamento sociale rallenterà o fermerà la crescita di casi» precisa il New York Times.

 

«Decideremo lunedì o martedì le linee guida per un possibile allentamento del distanziamento sociale. Determineremo quando è sicuro tornare a scuola». Lo afferma Donald Trump, sottolineando che per New York, l'epicentro degli Stati Uniti per il coronavirus, le norme sul distanziamento sociale resteranno in vigore.

A New York in sole 24 ore si sono registrate 134 vittime, mai così tante da quando è esplosa l'emergenza. Ma a preoccupare non c'è solo la Grande Mela, da tempo l'epicentro della crisi negli Usa e dove il picco è atteso non prima di 21 giorni.

Le ultime ore hanno confermato un proliferare di focolai in tutta l'America, dalla costa orientale a quella occidentale. Detroit, Chicago, New Orleans, Los Angeles, le metropoli considerate 'hot spot' si moltiplicano col passare dei giorni. Lo Stato più colpito dopo New York è il vicino New Jersey, poi vengono lo stato di Washington e la California.

E se in Louisiana è allarme rosso a causa del Carnevale killer, l'evento che molto probabilmente in febbraio ha provocato il dilagare a dismisura dei contagi, in Michigan in una sola settimana si è passati da 350 a 3.000 casi, un aumento esponenziale a cui ancora gli esperti non riescono a dare una spiegazione.

Il 90% dei sindaci americani, in base a un sondaggio, lamenta una mancanza di mezzi: kit per i test, mascherine, guanti, altri equipaggiamenti per la protezione di medici, infermieri, personale sanitario in prima linea. E l'85% lancia l'allarme respiratori: non ce ne sono abbastanza. Anche a New York, dove il governatore Andrew Cuomo ne chiede almeno 30-40.000, una cifra «gonfiata» secondo Donald Trump. Il presidente ha però alzato la voce contro i colossi dell'auto made in Usa, da Gm a Ford, chiedendo di darsi da fare per produrre le attrezzature che negli ospedali permettono di mantenere in vita i pazienti più gravi. 

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