Italia e Estero

Come cambieranno le città per convivere col coronavirus

Gruppi di lavoro legati alle univeristà progettano la Fase 2: azzerati gli orari di punta, cambiano i ritmi delle metropoli
Le strade vuote di Firenze - Foto Ansa/Fabio Muzzi © www.giornaledibrescia.it
Le strade vuote di Firenze - Foto Ansa/Fabio Muzzi © www.giornaledibrescia.it
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Cittadini in mascherina che si spostano in bici o salgono sui bus anti-contagio occupando solo gli spazi consentiti, per andare al lavoro in qualsiasi ora della giornata o fare la spesa anche di notte. Ma anche studenti che, a debita distanza tra loro, fanno lezione nei cinema o nei teatri, con accessi contingentati e misurazione della temperatura all'entrata. 

È la nuova immagine delle città smart nella Fase 2 dell'emergenza Covid prevista a maggio, che azzera gli orari di punta e cambia ritmi e volto delle metropoli. A tracciarne un primo ritratto sono gli annunci di sindaci ed esperti, alle prese con piani di mobilità sostenibile nella graduale riapertura delle attività. E se ai Politecnici di Milano e Torino è al lavoro una task force di ingegneri alle prese con progetti innovativi, sulle scrivanie delle amministrazioni locali di tutta Italia ci sono già varie proposte.

Per alleggerire la presenza di passeggeri sui mezzi pubblici, in molti comuni - primi fra tutti Roma e Milano - sarà incentivato l'uso di bici elettriche o mezzi come i monopattini. Alle stazioni di numerose grandi città, oltre al controllo della temperatura, è previsto quello degli ingressi sui bus mentre sui treni le giuste distanze saranno segnate da cerchi tracciati per terra. I nuovi regolamenti non sono affatto un incentivo a mettersi in macchina. «Bisogna scoraggiare il traffico privato perché, pur rimettendo a regime il trasporto pubblico, rischiamo di essere invasi dalle auto», spiega la sindaca della Capitale Virginia Raggi, che annuncia la programmazione di conta-passeggeri: «Stiamo lavorando con alcuni operatori telefonici per avere, in maniera anonima, dati del traffico e aumentare le corse sulle linee più frequentate». 

In coda per la spesa - Foto Ansa/Matteo Corner © www.giornaledibrescia.it
In coda per la spesa - Foto Ansa/Matteo Corner © www.giornaledibrescia.it

Non solo trasporti. Per evitare che la fine del lockdown si traduca in un «tutti fuori», la nuova tabella di marcia per lavoro, scuole e shopping sarà un mosaico variegato distribuito nell'arco di 24 ore. «Bisogna ragionare su diversi orari - spiega il sindaco di Milano Beppe Sala - Nelle scuole bisogna entrare scaglionati, con doppi turni, e i negozi devono aprire in modo alternato, probabilmente alcuni dovranno tenere aperto di sera. Oppure portiamo le scuole nei teatri, nei cinema, in altri spazi. Serve fantasia, la capacità di gestire la complessità».

Anche il Politecnico di Torino è al lavoro e già programma «la ripartenza degli asili nido da giugno» e «microcomunità di famiglie» che accolgano i bambini in estate mentre i genitori lavorano. Per alcuni esperti la situazione di emergenza potrebbe rappresentare anche «una nuova normalità», per approfittare di «un cambiamento drastico». Francesco Filippi, docente di trasporti e logistica della facoltà di Ingegneria alla Sapienza di Roma, plaude all'idea di una maggiore elasticità su orari e turni lavorando anche di sera o di notte. Boccia invece l'ipotesi di aprire le Ztl tutte le auto, perché «aumenterebbe congestioni e inquinamento», e lancia alcune proposte che «avrebbero costi bassissimi». 

«A Firenze era già stato sperimentato il "rapid transit", con percorsi di intere strade dedicate solo ai bus per aumentarne la velocità di spostamento e rendere il servizio più frequente - spiega Filippi - Inoltre, per favorire l'uso della bici in sicurezza, si potrebbero imporre limiti di 30 km orari su alcune strade e laddove mancano piste ciclabili, introdurle nella carreggiata con la segnaletica orizzontale, riducendo gi spazi per le auto».

Anche per l'architetto Massimiliano Fuksas «è arrivato il momento di ripensare gli spazi. Nel caso dell'Italia, si potrebbe tornare a popolare le campagne, gli Appennini che sono quasi disabitati. Ma solo a una condizione: che ci sia innovazione tecnologica per permettere lo smart working e lo smart learning»..

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