Italia e Estero

Centrodestra in tilt sulla Lombardia: alla sede della Lega passerella per le firme

Brescia e Milano hanno tenuto sotto scacco le liste fino all’ultimo, il silenzio dei leader agita i candidati
I contrassegni depositati per le elezioni del 25 settembre - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
I contrassegni depositati per le elezioni del 25 settembre - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
AA

Già la nottata di mercoledì era stata a dir poco agitata, ma l’apice si è raggiunto ieri. Perché i candidati di pressoché tutte le Regioni sapevano, e sapevano ogni dettaglio: non solo chi è dentro e chi dovrà restare a guardare, ma anche in quale posizione correranno per conquistare un posto in parlamento.

Tutti i candidati, tranne quelli della Lombardia: è stato questo - nelle ultime 48 ore - il vero terreno di scontro del centrodestra, il cortocircuito che ha inceppato le liste fino all’ultimo. Le caselle di Brescia e di Milano, in particolare, hanno tenuto sotto scacco aspirazioni e paure, risentimenti e gioie. Senza alcuna bussola da parte dei leader nazionali, rinchiusi prima in una interminabile riunione tecnica e poi compatti su un mutismo tattico.

La giornata

Attorno alle 13 la tachicardia era tale che iniziavano a circolare fanta-analisi abborracciate, guidate tendenzialmente dal panico (da «verranno sacrificati i più fedeli per quieto vivere» a «avrà discusso con quello e pensa che io sia dei suoi», passando per «stanno lavorando per farmi fuori»). A innescarla è stato il tam tam di telefonate nella Lega, arrivate dal Piemonte, e quelle tra colleghi uscenti in Fratelli d’Italia: lì i giochi erano già fatti, tutte le caselle sono state comunicate 48 ore prima e ieri sono semplicemente state confermate, con tanto di indicazioni per andare a firmare i documenti definitivi. «Segno che in Lombardia ci sono problemi» ripetevano i bresciani.

Alle 17 la new entry era che non ci sarebbero state new entry: la parola di Giancarlo Giorgetti ha rassicurato chi ancora siede in parlamento (da sempre dato per confermato sia nella Lega sia in FdI), ma solo per qualche secondo. Perché a fare ripiombare di nuovo tutti gli uscenti nel panico ci ha pensato Giovanni Toti: «Stiamo ancora lavorando sulle caselle, non sui nomi». Il che, in sostanza, tradotto significa: nessuno può tirare davvero un sospiro di sollievo.

Insomma, nel pomeriggio il situazionismo era già ben oltre il livello di guardia. Verso sera si è fatta largo la notizia che l’intesa sui collegi uninominali fosse chiusa, ma che fra i tre big il patto fosse quello di non comunicare nulla fino alla fine, per evitare di dare spazio a polemiche e musi lunghi prima del tempo strettamente necessario. 

La strategia della Lega

A riprova che il centrodestra non voglia imbattersi in mal di pancia pre-liste, c’è il metodo messo in campo dalla Lega per gestire il silenzio radar senza però dover raccogliere in fretta e furia le firme e i documenti dei prescelti. Il Carroccio, infatti, ha scaglionato le convocazioni da mercoledì e fino a domani, cercando il modo di non fare incrociare mai i papabili della stessa provincia e alternando anche i rappresentanti delle diverse Regioni: non solo Lombardia, ma anche Liguria, Emilia Romagna, Piemonte e Trentino.

Chi per tutto il giorno è stato a piantonare via Bellerio conferma una passerella durante la quale ciascun convocato si è trovato di fronte più moduli da vergare: quello per la Camera e quello per il Sentato. In questo modo, nessuno è in grado di conoscere il proprio destino. 

Qualcuno azzarda che questa suspense possa preannunciare qualche sorpresa sgradita, altri danno una lettura diametralmente opposta. I segretari provinciali del centrodestra, per parte loro, auspicano prima di tutto che i territori siano alla fine rappresentati, ma nessuno - né loro, né gli esponenti in lizza - si azzarda a commentare senza garanzia dell’anonimato la situazione. Troppo alta la posta in gioco. Specie perché una protesta diretta, a muso duro, potrebbe mettere a rischio un’eventuale candidatura per Regionali o Amministrative. Ma a taccuino chiuso lo sfogo arriva. E arriva senza troppi fronzoli: «Così sembra una presa in giro».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato