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Caso Orlandi, vuote le due tombe aperte al cimitero Teutonico

«Ho provato sollievo a sapere che non c'era il corpo, ma allo stesso tempo è incredibile»: lo dice Pietro Orlandi all'uscita dal cimitero
  • Caso Orlandi, le ispezioni al Cimitero Teutonico
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  • Caso Orlandi, le ispezioni al Cimitero Teutonico
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«Ho provato sollievo a sapere che non c'era il corpo, ma allo stesso tempo è incredibile»: lo dice Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, scomparsa 36 anni fa, commentando il fatto che le tombe aperte questa mattina in Vaticano, nell'ambito delle incombenze istruttorie del caso, siano risultate vuote. Pietro definisce in ogni caso la decisione del Vaticano «una collaborazione onesta» e spera che possa proseguire «nella ricerca della verità».

 

Pietro Orlandi - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Pietro Orlandi - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

«Per la prima volta», decidendo di aprire queste tombe, il Vaticano ha ipotizzato «una responsabilità interna, cosa che era sempre stata esclusa prima». Le tombe vuote aprono però ad un nuovo giallo: «Ora anche i familiari delle principesse dovranno chiedersi che fine hanno fatto le ossa», dice sempre Pietro Orlandi.

«L'accurata ispezione sulla tomba della Principessa Sophie von Hohenlohe ha riportato alla luce - riferisce il direttore della sala stampa vaticana Alessandro Gisotti - un ampio vano sotterraneo di circa 4 metri per 3,70, completamente vuoto. Successivamente si sono svolte le operazioni di apertura della seconda tomba-sarcofago, quella della Principessa Carlotta Federica di Mecklemburgo. Al suo interno non sono stati rinvenuti resti umani. I familiari delle due Principesse sono stati informati dell'esito delle ricerche».

Agli accertamenti hanno collaborato il personale della Fabbrica di San Pietro, il professor Giovanni Arcudi, coadiuvato dal suo staff, alla presenza di un perito di fiducia nominato dal legale della famiglia di Emanuela Orlandi.

Erano presenti l'avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, e il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi. Hanno seguito tutte le fasi dell'operazione il Promotore di Giustizia del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Gian Piero Milano, e il suo Aggiunto Alessandro Diddi, insieme il Comandante del Corpo della Gendarmeria Vaticana, Domenico Giani.

«Per un ulteriore approfondimento, sono in corso verifiche documentali riguardanti gli interventi strutturali avvenuti nell'area del Campo Santo Teutonico, in una prima fase alla fine dell'Ottocento, e in una seconda più recente fase tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso», riferisce ancora il portavoce vaticano.

La ristrutturazione del vano trovato vuoto sotto la tomba nel Cimitero Teutonico «non era di duecento anni fa». Sottolinea invece il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, all'uscita del Cimitero spiegando che le pareti erano in cemento e non in calce. «Non c'era nulla, nulla, neanche le principesse», riferisce spiegando che le segnalazioni che avevano avuto, in merito alla possibile sepoltura di Emanuela nella Tomba dell'Angelo «non erano anonime». L'avvocato Laura Sgrò aggiunge: «Tutto ci spettavamo meno che di trovare le tombe vuote». Per Pietro e l'avvocato della famiglia Sgrò in ogni caso bisogna andare avanti nelle ricerche.

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