Italia e Estero

Caso Navalny, Nato: Mosca riveli il programma Novichok all'Opac

Continua IL pressing sulla cancelliera Angela Merkel, per bloccare la costruzione del gasdotto Nord Stream 2
Tensione tra Angela Merkel e Vladimir Putin - Foto Ansa/Epa/Hayoung Jeon
Tensione tra Angela Merkel e Vladimir Putin - Foto Ansa/Epa/Hayoung Jeon
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Mosca riveli il programma Novichok all'Opac: due giorni dopo la certezza sul suo avvelenamento, il Nato si riunisce sul caso Navalny, e chiede conto alla Russia di Vladimir Putin dell'attentato al dissidente politico, provocato con «un'arma chimica». Un fatto che viene ritenuto inammissibile a Berlino, dove Angela Merkel ha stabilito che stavolta sia stata superata la linea.

E mentre l'Alleanza si compatta, per un nuovo braccio di ferro con il Cremlino, in Germania cresce la pressione sulla cancelliera, perché si decida ad usare l'arma più forte che ha sul tavolo: il blocco della costruzione del gasdotto Nord Stream 2. Un'opzione che la stessa cancelliera non scarta del tutto, se il portavoce, Steffen Seibert non vuole ripetere davanti alla stampa le affermazioni della settimana scorsa quando Merkel disse esplicitamente di voler tenere «separati» i due dossier.

Che Navalny sia stato avvelenato con l'agente nervino del Novichok a Berlino non viene messo in dubbio: le insinuazioni di Lukashenko, che ha parlato di una «falsificazione» sono «non vere», le ha liquidate secco Seibert, e anche la richiesta di una commissione imparziale non trova orecchie ben disposte: «Per noi le acquisizioni sull'avvelenamento sono definitive», ha risposto in conferenza stampa, «tocca a Mosca adesso chiarire».

Nel frattempo, come annunciato da Merkel, i partner Nato si sono riuniti per consultarsi sul da farsi. «Gli alleati hanno discusso dell'attacco a Alexei Navalny avvelenato con l'uso di un agente militare nervino. L'uso di tali armi è orribile e tutti gli alleati si sono uniti nel condannare questo attacco. Ogni uso di armi chimiche è inaccettabile ed è contrario alle norme internazionali», ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg al termine del Consiglio Nord Atlantico. La Russia ha «serie domande a cui rispondere», ha continuato, e il «governo russo deve cooperare con l'organizzazione per la proibizione delle armi chimiche con una inchiesta internazionale e imparziale». Mosca riveli «in maniera totale il programma Novichok all'Opac».

I russi dal canto loro hanno continuato a fare muro: «Non abbiamo nulla da nascondere», ha replicato il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, «scettico» sulle ricostruzioni occidentali. E si insiste sulla tempestività delle reazioni in Russia, dopo il malore di Navalny in aereo, respingendo ogni accusa. È stato poi il suo vice, Aleksandr Grushko a definire «inaccettabile» la «strumentalizzazione politica» della vicenda in Europa. A Mosca si temono le sanzioni: e proprio su questo si sta giocando una partita molto delicata in queste ore in Germania, dove aumenta il pressing sulla Merkel per un blocco del Nord Stream 2, anche nel suo partito. Oltre ai Verdi e ai liberali, sono su questa posizione infatti anche importanti esponenti della Cdu e della Csu, come l'avvocato finanziario Friedrich Merz, che ha chiesto un'interruzione di due anni, Philipp Amthor, e il capo del PPE Manfred Weber per il quale «lo stop non va più escluso».

Sull'altro fronte si sono schierati invece i socialdemocratici, con una lezione di realismo: «Sulla politica energetica non abbiamo la coscienza pulita», e la fine del progetto alzerebbe i costi dell'energia, ha contestato il capogruppo parlamentare Ralf Muetzenich. Il gasdotto che dovrebbe portare in Germania il gas russo è quasi completo: mancano 150 dei 2360 km complessivi. Il blocco significherebbe uno spreco di diversi miliardi e darebbe problemi a 120 imprese coinvolte, di 12 paesi europei. Ma in ballo c'è anche di più. Avversato da Donald Trump, che vorrebbe vendere il gas americano in Europa, questo progetto ha anche «un alto valore simbolico, sul piano politico», costituendo l'ultimo legame fra Angela Merkel e Vladimir Putin, spiega il biografo della cancelliera Stefan Cornelius. «La Bundeskanzlerin lo sa bene». E in queste ore sta certamente ponderando le possibili ripercussioni del taglio di questo ultimo filo.

 

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