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C'è un progetto per riportare la Loveparade a Berlino

Dieci anni dopo Duisburg, in cui morì la bresciana Giulia Minola, a Berlino si lavora per riportare la Loveparade allo spirito originale
Dr. Motte (col cappellino) lavora all'allestimento del modellino della nuova Loveparade - Foto Rave the Planet
Dr. Motte (col cappellino) lavora all'allestimento del modellino della nuova Loveparade - Foto Rave the Planet
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Nella cultura popolare tutto torna: gli abiti, gli stili musicali, i generi cinematografici, le tendenze artistiche. A dieci anni di distanza dall’ultima edizione, segnata dalla morte di ventuno persone, tra cui la bresciana Giulia Minola, anche la Loveparade potrebbe tornare. A Berlino, dove era nata nel 1989 e dove fino al 2006 si era svolta anno dopo anno, prima di migrare in altre città tedesche (Dortmund e Essen) fino alla tragedia del 2010, a Duisburg, per cui è ancora in corso un processo con tre imputati.

Dr. Motte, uno dei dj fondatori della parata che attraversava le strade berlinesi accompagnata da musica techno, sta lavorando a una nuova versione della Loveparade. Il suo intento, scrive il Morgenpost, è sottolineare l’importanza della musica elettronica e della club culture per la capitale tedesca, tanto da volere candidare questi due fenomeni a un riconoscimento Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità. Una cultura, spiega, messa sempre più a rischio dalle chiusure dei locali che hanno reso celebre la scena di Berlino.

 

I raver in miniatura nel modellino della Loveparade - Foto Rave the Planet
I raver in miniatura nel modellino della Loveparade - Foto Rave the Planet

 

«Rave the Planet» è il nome dell’iniziativa con cui Dr. Motte vorrebbe finanziare la nuova Loveparade. Dal punto di vista finanziario, sta raccogliendo fondi con un’idea originale: con i suoi collaboratori ha realizzato un modello in scala 1:87 della Straße des 17. Juni, a Berlino, da Ernst-Reuter-Platz fino a Brandenburger Tor, in cui mettere in scena una versione in miniatura della parata. In questo modellino (aperto ai visitatori dal lunedì al sabato (dalle 10 alle 20 nel Mall of Berlin, nel caso passiate da quelle parti) si possono inserire personaggi acquistabili con donazioni che partono da un minimo di 5 euro. L’obiettivo è collocare un milione e mezzo di piccoli raver, per il momento ne sono stati venduti alcune migliaia (a oggi i donatori sono più di 5.700).

 

Il modellino nel Mall of Berlin - Foto Rave the Planet
Il modellino nel Mall of Berlin - Foto Rave the Planet

 

Ci sono almeno un paio di problemi, nell’operazione. Il primo è legato alla maniera tragica in cui l’esperienza della Loveparade si era conclusa. Il nome rimanda a morte e sofferenza, anche a distanza di dieci anni, soprattutto per chi quel 24 luglio ha perso una persona amata. I familiari delle vittime non si dichiarano contrari a una nuova edizione dell’evento a Berlino, ma in un articolo pubblicato dal quotidiano tedesco Waz chiedono rispetto, a partire da Nadia Zanacchi. Quel rispetto che la madre di Giulia Minola dice di non avere mai visto in tutti questi anni. Anche Klaus-Peter Mogendorf, padre di Eike Mogendorf, morto nella calca di Duisburg, si dice favorevole al ritorno «di un pezzo della cultura giovanile», a patto che «venga tutto organizzato in maniera accurata».

 

Un'immagine della Loveparade del 2002 - Foto Rave the Planet
Un'immagine della Loveparade del 2002 - Foto Rave the Planet

 

L’altro aspetto riguarda il marchio Loveparade. Nel 2006, in seguito a problemi finanziari che avevano travolto gli organizzatori, compreso Dr. Motte, era stato acquistato da Rainer Schaller, titolare della Lopavent (nonché della catena di palestre McFit) e organizzatore dei raduni successivi. Dr. Motte non ha chiarito in che modo il nome Loveparade possa ora essere utilizzato di nuovo senza problemi legali. Di certo, il suo intento è riportare la parata techno allo spirito delle origini, lontano dallo sfruttamento commerciale. All’epoca della tragedia di Duisburg, aveva attaccato lo stesso Schaller, mai toccato dalle indagini: «Gli organizzatori sono responsabili, l’unico loro scopo era guadagnare soldi. Non hanno mostrato il minimo interesse per le persone». Ora, secondo Matthias Roeingh, questo il vero nome di Motte, i tempi sono maturi per fare rinascere la Loveparade: «Per me è come un figlio», aveva dichiarato. Non senza una buona dose di esagerazione, considerata l'intera vicenda. Ora, comunque, tutto è nelle mani dei finanziatori che dal basso vorranno sostenere l'iniziativa, lanciata con il motto Make Love Great Again. Ad altri uno slogan simile ha portato fortuna. 

 

 

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