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Atlanta, un altro afroamericano ucciso dalla polizia

I contorni di quanto accaduto in Georgia sono ancora da definire: le ricostruzioni non chiariscono i fatti, ma gettano nuova benzina sul fuoco
Proteste anti-razzismo nelle strade di Atlanta nei giorni scorsi - Foto Epa/Eric S. Lesser
Proteste anti-razzismo nelle strade di Atlanta nei giorni scorsi - Foto Epa/Eric S. Lesser
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In una spirale di sangue che sembra non finire mai, la polizia ha ucciso un altro afroamericano, stavolta ad Atlanta, dove è scoppiata la rabbia. In piazza per il 14esimo giorno per George Floyd, l'America si ritrova così di fronte a un nuovo incidente destinato a scuotere le coscienze e sollevare ulteriori polemiche contro le forze dell'ordine. I contorni di quanto accaduto in Georgia sono ancora tutti da definire: le ricostruzioni iniziali non chiariscono i fatti, anzi gettano nuova benzina sul fuoco delle proteste anti-razziste.

Raymond Brooks, 27 anni, stava dormendo nella sua auto in un parcheggio di uno dei ristoranti della catena Wendy's quando la polizia è arrivata sul posto. Dopo essere risultato positivo al test alcolico, Brooks si è ribellato all'arresto da parte degli agenti. A nulla è valso il tentativo di usare il taser: l'uomo è riuscito a divincolarsi dalla presa e mentre scappava è stato colpito alla schiena da tre colpi di arma da fuoco sparati dalla polizia. Nonostante l'immediato trasporto in ospedale e l'intervento chirurgico, Brooks è morto.

Sul luogo dell'incidente, dopo i video diffusi dai testimoni che hanno fatto il giro del web, si sono radunate decine di persone per chiedere giustizia. «Dormiva in auto e invece di aiutarlo l'hanno ucciso», hanno protestato i manifestanti. Intanto, dopo le polemiche dei giorni scorsi, Donald Trump oggi ha cercato di siglare la pace con i militari con un discorso a West Point. E ha fatto marcia indietro sul suo primo comizio post-coronavirus: si terrà il 20 giugno e non più il 19, come precedentemente annunciato. Lo slittamento di un giorno è dovuto alla pioggia di critiche che ha sommerso il presidente per aver inizialmente scelto la data conosciuta come Juneteenth, ovvero il giorno in cui si celebra la fine della schiavitù negli Stati Uniti.

E per aver optato per l'occasione per Tulsa, in Oklahoma, teatro di uno dei più sanguinosi episodi razzisti della storia d'America con almeno 300 morti. Una scelta evidentemente del tutto inopportuna in un momento in cui gli Stati Uniti si trovano di nuovo a fare i conti con il loro passato e la piaga del razzismo. «Sono il presidente che ha fatto di più per gli afroamericani», ha ripetuto però in questi giorni Trump, arrivando anche a gettare dubbi sull'operato di Abraham Lincoln che, a suo dire, avrebbe ottenuto «risultati discutibili».

Nel corso di un'intervista a Fox, il tycoon è intervenuto anche sulla polizia e sulla pratica della stretta al collo durante l'arresto, quella che ha ucciso Floyd. Aprendo alla possibilità che il governi ne raccomandi l'abrogazione, Trump è arrivato però a giustificarla definendola una tattica «innocente e perfetta» quando si è uno contro uno, eccessiva quando gli agenti sono due. Poi ha difeso la scelta iniziale di tenere il suo primo comizio post-Covid il 19 giugno: «È una celebrazione, come lo sono tutti i miei eventi», ha detto. Per poi però decidere di far slittare il raduno al giorno successivo. Il posticipo è stato annunciato poco prima dell'intervento di Trump all'accademia militare di West Point.

Il presidente ha lodato i cadetti e scherzato con loro: «Il 14 giugno è il compleanno dell'esercito, ma anche il mio. Sarà un caso?», ha chiesto ribadendo la sua passione per i militari, nonostante le tensioni delle ultime settimane con il Pentagono sull'ipotesi di usare le truppe per contenere le proteste. Ma il presidente ai più è apparso sottotono, forse preoccupato per l'aumento dei casi di coronavirus nel Paese o, più probabilmente, per le difficoltà della sua campagna elettorale che non riesce a decollare.

 

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