Italia e Estero

Università, sciopero ricercatori e personale contro precariato

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MILANO, 12 MAG - Milano, Torino, Bologna, Firenze, Padova oltre a molte altre città disegnano la galassia dei lavoratori dell'Università, ricercatori, personale docente e ausiliario, che hanno preso parte allo sciopero generale proclamato - da Cub e Cgil - per dire "basta ai tagli, ai bassi salari, ai lavori in appalto e al precariato". A Torino si è svolto un presidio dalle 7.30 al Castello del Valentino con corteo alle 14.30 verso il Rettorato dell'Università e assemblea alle 17; studenti e insegnanti hanno bloccano l'ingresso alla Facoltà di Architettura e Urbanistica. A Milano dalle 11 è stato attuato un presidio all'Università della Bicocca; a Bologna nell'ambito delle iniziative per lo sciopero generale alle 10 si è svolto un presidio davanti al Rettorato, alle 15 un'assemblea plenaria dopo un corteo. "Facciamo vivere lo sciopero in ogni Ateneo, in ogni Dipartimento e in ogni aula, costruendo forme di blocco e di dissenso per un sapere messo a disposizione dell'interesse collettivo e per chiedere contratti stabili e dignitosi per tutte le figure che lavorano nell'università e per la fine delle esternalizzazioni", ha sottolineato un ricercatore a Bologna. "La Cgil grazie a una battaglia nazionale ha bloccato il ddl Bernini sulle carriere, tanto è che la ministra sta cercando di fare passare lo stesso provvedimento con altri strumenti - sottolinea Massimiliano De Conca, segretario generale lombardo Flc Cgil -. Vogliamo la revisione completa dei meccanismi di reclutamenti che penalizzano chi da anni fa ricerca". "Contestiamo i tagli del governo Meloni che, mentre si impegna a riempire il Paese di nuovo debito finalizzato al riarmo e al trasferimento della ricchezza nazionale nelle mani dell'industria bellica, taglia le risorse per l'Università e per la ricerca (tranne ovviamente quelle finalizzate alla guerra) - hanno affermato Flaica-Cub e Cub-Sur (Scuola, università e ricerca) a Milano -; la riforma Bernini che prevede ulteriore precarietà per tutte le figure che lavorano all'Università e che non si vedono riconosciuto un contratto dignitoso e per la condizione inaccettabile delle figure lavorative che operano in appalto presso gli Atenei del paese e che sono costrette ad accettare condizioni di lavoro peggiorative rispetto a quelle che spetterebbero loro". La Cub chiede "il taglio della spesa bellica trasferendo questi fondi al finanziamento ordinario dell'Università per la stabilizzazione delle figure precarie; veri concorsi nazionali, la fine del sistema baronale di valutazione dei precari e la fine del sistema degli appalti e la stabilizzazione del personale esternalizzato di tutti gli Atenei".

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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