Italia e Estero

Ue, dopo il Covid l'obiettivo è rilanciare Schengen

L'obiettivo è di reclutare 10mila unità delle guardie di frontiera Frontex entro il 2027
Frontiera Italiana (Archivio) - © www.giornaledibrescia.it
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Minata dal terrorismo, attraversata da barriere di filo spinato con la crisi dei migranti e finita in rianimazione con la pandemia da Covid, l'area Schengen - uno dei principali successi dell'Ue - vedrà la sua strategia di rilancio con la comunicazione che la Commissione europea presenterà mercoledì.

L'iniziativa si inserisce nel quadro del cammino verso un ritorno alla normalità e cerca di convincere Paesi come Francia, Germania, Svezia, Danimarca, Austria, e Olanda, che hanno ancora i controlli alle frontiere interne (alcuni per motivi di sicurezza o movimenti secondari dei migranti) a revocare le misure. Il piano sarà un «outline», una tabella di marcia delle proposte legislative per i prossimi due anni e mezzo, e si svilupperà su tre punti centrali, a partire dal rafforzamento delle frontiere esterne, in particolare attraverso l'integrazione dei nuovi sistemi tecnologici di monitoraggio tra i 26 Paesi associati all'area di libera circolazione (22 Stati Ue oltre a Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera), richiamando l'obiettivo di reclutare 10mila unità delle guardie di frontiera Frontex entro il 2027. Al cuore della strategia risulta anche il coordinamento interno tra i governi, soprattutto tra forze dell'ordine anche negli arresti, compresa una condivisione delle informazioni di intelligence più rapida ed efficace (visto che per il momento il progetto di un servizio europeo di 007 non è nelle carte). Più nel dettaglio, la proposta legislativa sul codice di coordinamento delle polizie sarà presentata a metà novembre, ed includerà elementi di obbligatorietà. Attesa anche l'iniziativa Next Generation, con un ampliamento nello scambio dati e la possibile introduzione del riconoscimento facciale. Terzo elemento cardine dell'iniziativa Ue è il miglioramento della governance, legato alla riforma del regolamento sul meccanismo di valutazione annuale Schengen, che si vuole semplificare e rendere più stringente. Sarà presa in considerazione, ad esempio, la porosità delle frontiere esterne, o il rischio di attività criminali e terrorismo. La proposta prevede di dare visibilità agli Stati con le migliori performance, in modo da stimolare gli altri a rafforzare i propri sistemi. I controlli saranno più numerosi e a sorpresa (fino ad oggi erano annunciati).

La revisione del Codice frontiere è invece rinviata ai prossimi mesi, quando l'uscita dal virus sarà consolidata. La strategia era stata annunciata dalla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell'Unione, il 16 settembre scorso, ed inclusa tra le priorità del programma di lavoro dell'esecutivo comunitario per il 2021. Come parte del dialogo strutturato per delineare gli aspetti principali della strategia, Bruxelles ha organizzato due riunioni del Forum su Schengen, coinvolgendo Stati, Europarlamento e principali stakeholder, ed il 19 gennaio ha avviato una consultazione pubblica per recepire suggerimenti ed osservazioni dei cittadini. Un piano non più rimandabile, anche alla luce dei dati che evidenziano come in meno di cinque anni, tra il 2015 ed il 2020, i controlli alle frontiere interne siano stati introdotti 205 volte contro le 35 tra il 2006 ed il 2014. E la situazione è andata decisamente peggiorando col Coronavirus, con la maggior parte dei 26 Paesi che hanno messo in piedi un patchwork di misure a più livelli, dalla reintroduzione dei controlli alle frontiere interne a veri e propri divieti di viaggio in Europa. L'esito della sfida appare tutt'altro che scontato.

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