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Uccise figlia e finse sequestro, disposta perizia psichiatrica

La Corte d’Assise di Catania, presieduta da Sebastiano Mignemi, ha condannato a 30 anni di reclusione Martina Patti, accusata di aver ucciso la figlia Elena Del Pozzo, che oggi avrebbe compiuto 7 anni, il 13 giugno del 2021 a Mascalucia. Martina Patti, ripresa di spalle in una foto d'archivio mentre lascia l'aula al termine dell'udienza del 26 gennaio di quest'anno. ANSA/ORIETTA SCARDINO
La Corte d’Assise di Catania, presieduta da Sebastiano Mignemi, ha condannato a 30 anni di reclusione Martina Patti, accusata di aver ucciso la figlia Elena Del Pozzo, che oggi avrebbe compiuto 7 anni, il 13 giugno del 2021 a Mascalucia. Martina Patti, ripresa di spalle in una foto d'archivio mentre lascia l'aula al termine dell'udienza del 26 gennaio di quest'anno. ANSA/ORIETTA SCARDINO
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CATANIA, 14 MAG - La Corte d'assise d'appello di Catania ha disposto una perizia psichiatrica collegiale su Martina Patti, la 26enne che il 12 luglio del 2024 è stata condannata a 30 anni di reclusione per l'omicidio della figlia Elena, di quasi 5 anni, uccisa con un'arma da taglio nel giugno 2022 e seppellita in un campo vicino casa, a Mascalucia, simulandone poi il rapimento. Gli esperti incaricati sono lo psichiatra forense Roberto Catanesi dell'università di Bari, e lo psichiatra etneo Eugenio Aguglia. Il conferimento dell'incarico sarà formalizzato il prossimo 26 maggio. L'imputata ha parlato all'udienza di oggi spiegando che il suo malessere è "cominciato dalla relazione con un suo ex, un rapporto dove ha subito anche violenze" e che dopo una delusione d'amore per un ragazzo conosciuto sui social ha compreso di essere "sprofondata in una crisi depressiva" e che avrebbe "dovuto chiedere aiuto". La donna ha parlato anche del rapporto con la figlia e poi della decisione di togliersi la vita assieme a Elena. I suoi difensori, gli avvocati Tommaso Tamburino e Gabriele Celesti, basandosi su una perizia di parte, hanno sempre sostenuto che Martina Patti nel momento della commissione del delitto avesse scemata l'incapacità di intendere e di volere. Per questo hanno ribadito la richiesta di una perizia collegiale. Il sostituto procuratore generale Agata Consoli, pur ritenendo che l'accusa sia convinta che la donna fosse cosciente del gesto che stava compiendo, ha avanzato ugualmente la richiesta di perizia collegiale per eliminare qualsiasi dubbio.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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