Italia e Estero

Terremoto in Centro Italia, «la colpa dell'uomo c'è»

Per il terremoto dello scorso anno in Centro Italia «ci saranno rinvii a giudizio». Lo ha detto il procuratore capo di Rieti
AA

Per il terremoto dello scorso anno in Centro Italia «ci saranno rinvii a giudizio». Lo ha detto il procuratore capo di Rieti, Giuseppe Saieva.

L’annuncio arriva alla chiusura delle indagini per il crollo del campanile di una chiesa di Accumoli e di due palazzine di edilizia popolare ad Amatrice. Purtroppo, fa notare il magistrato, «c'è colpa dell'uomo». In tutto sono 12 le persone che andranno a processo: 7 per i crolli di Accumoli e 5 per Amatrice.

Il terremoto, ha fatto notare il procuratore, ha lasciato macerie e dolore, ma anche rabbia e bisogno di verità. E fa notare come nei due casi le responsabilità dell'uomo siano evidenti: «È emerso l'uso di materiali scadenti e tecniche costruttive inadeguate», spiega, «costruzioni fatte in violazione di leggi antisismiche e vincoli idrogeologici, che sono quelli che contano al fine della sicurezza». Molti morti si potevano evitare «se l'uomo fin dall'inizio avesse fatto altre scelte in materia di tecniche costruttive, sono quelle che hanno determinato le vittime».

A giudizio di Saieva, quindi, «la colpa dell'uomo c'è; che queste colpe risalgano indietro nel tempo è un altro discorso, il comune di Amatrice è stato costruito due, tre secoli fa, dopo il terremoto distruttivo del '700, ma non sono state rispettate regole antisismiche, anche perché la normativa è degli anni Settanta. Non si costruisce male solo per risparmiare e guadagnare di più, c'è anche un problema più generale di sottovalutazione culturale».

Secondo il magistrato, infatti, «non si vogliono solo aumentare i profitti, c'è anche incuria, ed è sempre stata dimostrata ogni volta che le commesse provengono dallo Stato o da altri enti pubblici: il caso lampante è quello delle palazzine costruite ad Amatrice dalla stessa azienda, quelle destinate al pubblico sono crollate, quelle private sono ancora in piedi».

«In via giudiziaria cercheremo di accertare le verità», conclude il procuratore, spiegando che «per il futuro sappiamo che il patrimonio edilizio nazionale è in gran parte stato costruito in tempi anteriori la regolamentazione antisismica, che va però rispettata: le persone spendono di più per le rifiniture, per i pavimenti, per cose superflue, trascurando la struttura portante della casa in cui andranno a vivere e poi, a volte, disgraziatamente, a morire. Le pene ci sono e sono adeguate, quello che serve è un cambio di mentalità».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia