Tar su urbanistica, 'da Comune Milano giusto adeguarsi ai pm'

MILANO, 28 LUG - Ha fatto bene il Comune di Milano, nel febbraio del 2024, quando erano esplose ed erano in corso le inchieste sull'urbanistica, ad emanare una "disposizione" interna per gli uffici la quale, in sostanza, stabiliva che non si poteva più procedere con Scia, ossia l'autocertificazione di inizio attività, quando un intervento edilizio riguardava una nuova costruzione. E ciò sulla linea di alcuni provvedimenti dei giudici già arrivati in quel periodo e dell'impostazione delle indagini della Procura. E' un concetto espresso in una sentenza, appena pubblicata, del Tar della Lombardia sul caso di un'operazione immobiliare. Sentenza nella quale si legge che le "ragioni" che hanno portato Palazzo Marino ad "emanare" quella "disposizione di servizio" appaiono "comprensibili e compatibili con l'interesse pubblico posto che non avrebbe senso autorizzare interventi edilizi considerati, dal giudice penale, in contrasto con legge penale". Corretta, dunque, secondo i giudici amministrativi, la decisione del Comune - nel caso specifico di un edificio a due piani, di cui uno solo adibito a residenza, che sarebbe sostituito da una palazzina di cinque piani - "di inibire la Scia del 20 ottobre 2020" ripresentata nel 2023, con un provvedimento del giugno 2024, posto che "l'intervento di cui è causa deve qualificarsi come intervento di nuova costruzione" e non semplice ristrutturazione, con la necessità di un più ampio "permesso a costruire". Respinto, dunque, il ricorso dell'impresa che aveva agito al Tar contro il Comune.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato