Italia e Estero

Suicidio assistito, da Bologna un nuovo caso alla Consulta

Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, partecipa al presidio organizzato oggi a Napoli davanti alla sede del Consiglio Regionale di discutere "Liberi Subito", la raccolta firme sulla legge di iniziativa popolare per garantire tempi certi e procedure chiare per le verifiche predisposte dalla Corte costituzionale per l'accesso al suicidio medicalmente assistito. Napoli, 21 maggio 2025. ANSA / CIRO FUSCO
Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, partecipa al presidio organizzato oggi a Napoli davanti alla sede del Consiglio Regionale di discutere "Liberi Subito", la raccolta firme sulla legge di iniziativa popolare per garantire tempi certi e procedure chiare per le verifiche predisposte dalla Corte costituzionale per l'accesso al suicidio medicalmente assistito. Napoli, 21 maggio 2025. ANSA / CIRO FUSCO
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BOLOGNA, 02 OTT - A due anni e mezzo dall'udienza per decidere sulla richiesta di archiviazione, il Gip di Bologna Andrea Romito scioglie la riserva sollevando questione di legittimità costituzionale sul caso di Paola, 89enne malata di Parkinson in stato avanzato che l'8 febbraio 2023 venne accompagnata a morire in Svizzera. Sono indagati il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni Marco Cappato e le attiviste Felicetta Maltese e Virginia Fiume. La questione riguarda l'articolo 580 del codice penale, l'istigazione o aiuto al suicidio e al centro, ancora una volta, c'è il requisito del "trattamento di sostegno vitale". "Pur lucida e consapevole - scrive l'associazione Coscioni - la signora non era dipendente da nessun trattamento di sostegno vitale e non avrebbe potuto morire neppure attraverso un semplice rifiuto delle cure, ma solo mediante suicidio medicalmente assistito". Il Gip, sintetizza l'associazione, ha rilevato che il limite del requisito del trattamento di sotegno vitale, imposto dalla sentenza n. 242/2019 della Corte costituzionale, che ha legalizzato il "suicidio assistito" in Italia a determinate condizioni, crea una discriminazione tra pazienti, impedendo a chi soffre in modo irreversibile di esercitare pienamente il diritto all'autodeterminazione. La questione riguarda il rispetto dei principi costituzionali di uguaglianza, libertà personale e diritto alla vita privata, nonché dell'articolo 8 della Cedu. E' l'ottava volta che il fine vita arriva alla Consulta.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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