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Strage nella sinagoga, otto i morti e almeno sei i feriti

Drammatico il bilancio dell'aggressione del 46enne già arrestato: era attivo su social di ultradestra
  • Pittsburgh, strage nella sinagoga: otto i morti
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Sono otto le persone che hanno perso la vita nella Sinagoga di Pittsburgh, in Pennsylvania, negli Stati Uniti a seguito della sparatoria verificatasi oggi. Numerosi invece sarebbero i feriti. L'uomo che ha aperto il fuoco è stato arrestato dalla polizia.

Si tratta di Robert Bowers, 46 anni. L'uomo si è arreso dopo avere comunque risposto al fuoco degli agenti. Secondo i media locali, al momento dell'arresto l'uomo avrebbe urlato insulti contro gli ebrei. «Tutti questi ebrei devono morire» ha gridato.

Almeno sei i feriti, di cui quattro agenti. È il bilancio preliminare offerto dalla polizia di Pittsburgh. Wendell Hissrich, direttore della sicurezza pubblica della città, spiega inoltre che l'Fbi è l'agenzia che si occuperà in prima fila delle indagini, poiché quello che si configura è un «crimine d'odio».

Il killer della sinagoga era attivo su Gab, social media popolare fra l'ultradestra. La sua pagina è stata cancellata ma - riportano i media americani - gli archivi dei suoi post hanno rivelato commenti anti-semiti, fra i quali la scritta «gli ebrei sono figli di Satana». In uno dei suoi ultimi post prima della sparatoria, Bowers scriveva che alla No profit Hebrew Immigrant Aid Society «piace portare invasori per uccidere la nostra gente».

«Siamo accanto alla comunità ebraica di Pittsburgh, al popolo americano di fronte a questa orrenda brutalità antisemita». Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu che si è detto «affranto e sbigottito dall'attacco omicida.

Solidarietà e preghiere per le persone che hanno perso la vita nella sparatoria della sinagoga a Pittsburgh, negli Usa, arrivano dal vescovo della città, mons. David Zubik. Il vescovo ha condannato come «grave peccato» ogni forma di odio contro gli ebrei, contro ogni religione o etnia. «Dio ci liberi dall'odio», dice mons. Zubik in una nota diffusa dalla Diocesi. «Dobbiamo trasformare le preghiere in gesti d'amore verso chi è vicino e fare in modo che il "mai più" sia realtà».

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