Italia e Estero

Sesto S. Giovanni, la lunga notte della volante Alpha 6

Ricostruita la sequenza che ha portato allo scontro a fuoco e all'uccisione di Amri a Sesto San Giovanni
  • La Polizia sul luogo della sparatoria in cui è rimasto ucciso Amri
    La Polizia sul luogo della sparatoria in cui è rimasto ucciso Amri
  • La Polizia sul luogo della sparatoria in cui è rimasto ucciso Amri
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Sono le 3:08 di stanotte quando gli agenti della volante Alpha 6 del Commissariato di Sesto San Giovanni individuano una persona, sola, di origini maghrebine in piazza Primo maggio davanti alla stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni alle porte di Milano. In servizio l’agente scelto Cristian Movio, classe 1981, e l’agente in prova (nove mesi di servizio) Luca Scatà, 29 anni.

Stando a quanto ricostruito dal dirigente del Commissariato di Polizia di Sesto, Roberto Guida, Movio e Scatà decidono un «controllo più approfondito». I due agenti si avvicinano: il sospetto, spiega Guida, «parlava un buon italiano con accento estero». I due agenti gli chiedono di «svuotare lo zainetto che ha con sé». Il sospetto - prosegue il vice questore aggiunto - si «mostra tranquillo e inizia a svuotare le tasche e lo zainetto».

Ad individuare Amri come soggetto sospetto - ha ricostruito Movio dal suo letto d'ospedale incontrando il vice presidente della Regione Lombardia Fabrizio Sala - era stato lo stesso agente scelto. Il quale si è anche insospettito quando lo straniero gli ha risposto che era di Reggio Calabria e senza documenti. A quel punto I due poliziotti hanno attivato tutte le procedure di sicurezza.

All’improvviso, l’uomo tira fuori la pistola, presumibilmente dallo zaino o forse dalla giacca, ma il gesto è così repentino che gli inquirenti non si sbilanciano.

«La pistola è già carica e pronta all’uso», precisa il questore di Milano, Antonio De Iesu, inserendosi nel racconto di Guida. Parte un colpo che «raggiunge la spalla destra» dell’agente scelto. «Benchè ferito, Movio reagisce sparando» a sua volta, prosegue Guida.

A quel punto, l’aggressore «tenta di nascondersi dietro a un’automobile per colpire meglio gli agenti». L’agente in prova gira intorno all’auto e «spara due colpi». «Dei due colpi uno risulta mortale all’altezza del costato», conclude Guida.

Solo qualche ora più tardi gli agenti scoprono l’identità dell’uomo: Anis Amri, ricercato dalle polizie di tutto il mondo per l’attentato che ha provocato la morte di 12 persone in un mercatino di Natale di Berlino, lunedì scorso. «Abbiamo capito chi era stamattina dalla comparazione delle impronte», ha spiegato il questore.

«Gli agenti non avevano intuito che il sospettato fosse il ricercato, altrimenti sarebbero stati più cauti», aggiunge. «L’operazione - sottolinea De Iesu - è frutto della straordinaria attività di controllo del territorio», risultato dell’attività di «prevenzione» e del fatto che «i due operatori avevano deciso di controllare un extracomunitario, come detto da noi con molta intensità». Amri aveva con sè «pochissimi effetti personali: un piccolo coltellino e qualche centinaio di euro, nessun telefono, nessuno scritto, nè documenti».

Era solo, così come era solo in Stazione Centrale a Milano un paio di ore prima, all’una, quando le telecamere a circuito chiuso hanno catturato la sua immagine. Gli inquirenti non sanno come abbia raggiunto Sesto da Milano, dove è arrivato in treno dalla Francia.

 

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