Italia e Estero

Senegalese arrestato da Ps muore in carcere,'vogliamo la verità'

Una veduta dell'aula bunker del carcere di Santa Maria Capua Vetere dove si svolgerà il processo per le violenze ai detenuti avvenute nel vicino istituto di pena il 6 aprile 2020 da parte di alcuni agenti della polizia penitenziaria. Napoli 7 Novembre 2022. ANSA/CESARE ABBATE
Una veduta dell'aula bunker del carcere di Santa Maria Capua Vetere dove si svolgerà il processo per le violenze ai detenuti avvenute nel vicino istituto di pena il 6 aprile 2020 da parte di alcuni agenti della polizia penitenziaria. Napoli 7 Novembre 2022. ANSA/CESARE ABBATE
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CASERTA, 27 SET - E' morto in carcere, a Santa Maria Capua Vetere (Caserta), il 35enne senegalese Sylla Mamadou, arrestato giovedì 25 settembre dalla Polizia di Stato per rapina, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Secondo quanto relazionato dai poliziotti, Sylla, sarto presso l'azienda di Casalnuovo di Napoli Isaia&Isaia e fidanzato con una ragazza italiana con cui risiedeva a Casagiove, giovedì mattina si sarebbe recato presso la stazione ferroviaria di Caserta per andare a lavorare. Il 35enne era in stato di agitazione e avrebbe aggredito prima un italiano, colpendolo con un pugno e sottraendogli il ceĺlulare, quindi un'anziana. A questo punto sono intervenuti tre agenti della polizia ferroviaria, che lo hanno bloccato subendo delle lesioni. Il 35enne è stato quindi portato all'ospedale di Caserta per essere curato, quindi alla Polfer dove è stato arrestato e poi al carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove è deceduto in cella. Del suo caso si occupa ora l'avvocato Clara Niola, del foro di Napoli Nord. Oggi si sarebbe dovuta tenere la convalida dell'arresto, ma l'accertamento giudiziario sulla validità dell'atto non è stato effettuato per la morte di Sylla. La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha disposto l'autopsia sul corpo di Sylla, per accertare le cause del decesso. "I familiari e gli amici sono a conoscenza soltanto che al giovane sventurato sono stati somministrati dei farmaci a breve distanza di tempo - afferma la Niola - per cui appare necessario capire se quelle somministrazioni, così ravvicinate le une alle altre, fossero necessarie e soprattutto somministrabili. Ci affidiamo alla giustizia e confidiamo nell'operato della Procura". Sull'episodio interviene anche Mimma D'Amico, responsabile del Centro sociale ex Canapificio di Caserta, che aveva assistito Silla nel 2018 e ancora lo seguiva nel suo percorso professionale. "Sylla, che era fidanzato con un ragazza italiana, ora sotto choc, aveva fatto un percorso bellissimo - racconta la D'Amico - perchè dopo essere stato in accoglienza, aveva iniziato a lavorare come sarto presso l'azienda di Casalnuovo di Napoli, Isaia&Isaia. Siamo distrutti, vogliamo la verità, capire cosa è successo in appena 24 ore".

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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