Italia e Estero

Saviano sul caso Scurati, come potete ancora lavorare in Rai?

AA

PERUGIA, 21 APR - "Quando mi hanno chiamato e mi hanno detto di Antonio Scurati io gli ho risposto: vi siete accorti soltanto adesso di ciò che sta succedendo? Solo adesso vi siete accorti di quello che è stato possibile autorizzare a fare a questi? Ma come potete ancora lavorare in Rai? Come fate a stare ancora al Consiglio di amministrazione, ad andare ospiti alle trasmissioni. Lì è tutto controllato, è tutto perennemente costruito perché la propaganda si chiuda, con il solo obiettivo di impedire che qualsiasi luce si accenda. Quando un anno fa mi hanno censurato il mio programma, Insider, in tanti sono rimasti in silenzio, pensando che era un problema mio". Lo ha ribadito sabato sera durante un incontro al Festival internazionale del giornalismo, che si chiude oggi a Perugia, Roberto Saviano, parlando della cancellazione del monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile dal programma "Che sarà" di Serena Bortone, in onda su Rai 3. "Attenzione - ha detto Saviano -: loro la vogliono l'opposizione, vogliono una opposizione estremista, vogliono quelli che loro considerano i radicali, il radicalismo, la vogliono per mostrare che loro sono democratici e gli altri sono gli assalitori. Quello che invece non vogliono è un certo tipo di narrazione, in questo caso per quanto riguarda la storia mia o di Scurati, non vogliono un certo racconto sulla criminalità organizzata e non vogliono un certo racconto storico". "Questo perché parla anche ai loro - ha proseguito Saviano -. Quando io parlo al loro elettorato di queste storie mi ascoltano, mi hanno sempre ascoltato, sulle storie del narcotraffico, sulle storie di mafia, sulle storie di corruzione, su quanto costa un voto, su quanto costa un seggio. Per essere eletto servono 50 mila euro ragazzi, se li avete siete già eletti. Non è una balla, è quello che vi dicono le inchieste: quelle di Catania e quelle di Bari vi hanno ridimostrato quanto costa un seggio. Questo è quello che loro non vogliono che si racconti, perché temono che se poi vieni creduto su questi argomenti verrai anche creduto quando si parla di Ong, quando si parla di altro. E allora devono fermarti".

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Argomenti