Italia e Estero

Salgono a 70 Società scientifiche preoccupate per futuro atenei

Al via oggi gli esami di maturità per 526.317 studenti, 512.530 interni e 13.787 esterni, che verranno esaminati da 14.072 commissioni, per un totale di 28.038 classi, 19 giugno 2024. Dai licei arriva il maggior numero di candidati, sono 266.057, seguono quelli degli istituti tecnici, 172.504; infine ci sono 87.756 studenti degli istituti professionali. Si parte stamattina alle ore 8.30 con la prima prova, uguale per tutti. ANSA / Riccardo Gasperini
Al via oggi gli esami di maturità per 526.317 studenti, 512.530 interni e 13.787 esterni, che verranno esaminati da 14.072 commissioni, per un totale di 28.038 classi, 19 giugno 2024. Dai licei arriva il maggior numero di candidati, sono 266.057, seguono quelli degli istituti tecnici, 172.504; infine ci sono 87.756 studenti degli istituti professionali. Si parte stamattina alle ore 8.30 con la prima prova, uguale per tutti. ANSA / Riccardo Gasperini
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ROMA, 22 OTT - Sono diventate oltre 70 le società scientifiche preoccupate per minori fondi agli atenei e per un "ridimensionamento dell'università e della ricerca pubblica" ."Il mondo dell'università e della ricerca pubblica - scrivono - è stato investito negli ultimi mesi da politiche del governo che introducono importanti cambiamenti. "Come Presidenti di Società scientifiche italiane, che rappresentano migliaia di docenti universitari e ricercatori del Paese - impegnati ad affermare la ricerca italiana nel contesto internazionale - non possiamo condividere la deriva che si prospetta per la nostra università", scrivono. E aggiungono che sul piano del finanziamento, "gli ultimi anni avevano consentito un certo recupero, anche grazie ai finanziamenti straordinari e temporanei del PNRR, avvicinando la spesa per ricerca pubblica allo 0,75% del PIL. Era questo l'obiettivo indicato nel 2022 dal rapporto del "Tavolo tecnico" insediato dal governo di Mario Draghi". Mentre a partire da quest'anno "si profila una preoccupante riduzione del finanziamento dell'università e della ricerca pubblica. La distribuzione delle risorse che si prospetta - attraverso i criteri adottati e i meccanismi premiali - sta portando a maggiori disparità tra grandi atenei e università "periferiche". Nel quadro europeo, l'Italia - ora agli ultimi posti nella UE in termini di percentuale di laureati sugli occupati - aggraverebbe le distanze nei confronti dei maggiori paesi in termini di risorse disponibili. È necessario che la Legge di Bilancio 2025 assicuri un aumento delle risorse per l'università e la ricerca, in particolare per quanto riguarda la quota non vincolata dell'FFO". Sul piano del personale, nei prossimi tre anni intorno al 10% dei professori ordinari e associati andrà in pensione. "Anziché favorire nuovi concorsi, il governo ha rallentato il turnover e creato incertezza sul reclutamento". Nel corso di un decennio, circa 15 mila ricercatori e ricercatrici italiane hanno trovato lavoro all'estero." E ancora: "anziché favorire un "ritorno dei cervelli" e l'attrazione di personale qualificato dall'estero, le politiche del governo rischiano di condurre a una maggior emigrazione". È necessario che le nuove regole e le risorse per il reclutamento consentano di rinnovare il personale docente di ruolo e ridurre le condizioni di precariato. Infine, anche sul piano della qualità della ricerca - un tema su cui si è molto insistito negli ultimi anni, anche con l'introduzione dall'Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN) - ci sono preoccupanti segnali di ritorno indietro", concludono.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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