Italia e Estero

Ricci, 'Zes Marche finzione, è Zona elettorale speciale'

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ANCONA, 05 AGO - "Ieri alla prima notizia di inserimento delle Marche e dell'Umbria nella Zes (Zona economica speciale, ndr) ho reagito in maniera attendista sperando non fosse l'ennesima finzione elettorale; invece, dopo poche ore, è emerso che era così". Lo afferma Matteo Ricci, europarlamentare Pd e candidato presidente di Regione, dopo l'annuncio ad Ancona della premier Meloni e il provvedimento del Cdm. Quanto al provvedimento del governo sulla futura Zes, osserva, "non si parla di un decreto legge ma un disegno di legge, quindi non entrerà subito in vigore ma andrà discusso, per cui si andrà dopo le regionali". "Non c'è stanziato un euro - prosegue - e, se prevedi defiscalizzazioni devi prevedere risorse a copertura, che invece non ci sono". Nella misura, Ricci segnalata la nota "'ad invarianza dei conti dello Stato', quindi non deve nemmeno incidere nei bilanci dello Stato e questa è la terza finzione. Non riconoscere questa certificazione di crisi è da irresponsabili. Noi - conclude - faremo uscire i marchigiani da questa mediocrità e finzione della destra. Più che Zes è il caso di parlare di Zona Elettorale Speciale alla quale noi contrapponiamo una Squadra reale Speciale". "Senza dirlo - afferma - significa riconoscere una crisi economica forte delle Marche. Noi sono mesi che lo diciamo che, purtroppo, le Marche non crescono, nonostante i fondi Pnrr ai quali hanno votato contro e i 14 miliardi per il terremoto delle Marche. Dati confermati anche da Bankitalia e Svimez. Dati che non tenevano ancora conto dei dazi che incideranno negativamente sull'export regionale. Ieri hanno annunciato ciò che due anni fa era stato bocciato, dimostrando che c'è una crisi economica e chi può essere il responsabile di ciò se non Acquaroli e la sua Giunta che ieri gioivano per questa cosa". Insomma, secondo Ricci, l'"ennesima testimonianza della filiera della finzione che continua a mentire ai marchigiani che ha certificato, con la Zes, la crisi marchigiana causata da Acquaroli con un'iniziativa di partito, venduta come istituzionale e pagata con i soldi dei marchigiani".

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