Italia e Estero

Procura apre un fascicolo su Fratelli d'Italia e fondi illeciti

Dopo lo scoop di Fanpage, l’eurodeputato Carlo Fidanza si autosospende. Giorgia Meloni lo difende
L'eurodeputato Carlo Fidanza in una foto d'archivio - Foto Ansa/Angelo Carconi © www.giornaledibrescia.it
L'eurodeputato Carlo Fidanza in una foto d'archivio - Foto Ansa/Angelo Carconi © www.giornaledibrescia.it
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Scoppia a Milano il caso della «lobby nera» per finanziare la campagna di Fratelli d’Italia, che porta a due giorni dalle urne all’autosospensione di Carlo Fidanza, eurodeputato e capo delegazione a Bruxelles del partito, e all’apertura di un’inchiesta della Procura di Milano con le ipotesi di finanziamento illecito e riciclaggio. A far scoppiare il caso è un’inchiesta di Fanpage al cui centro ci sono richieste di finanziamenti in nero, sistemi di «lavanderia» per ripulirli, condite da incontri con esplicite battute razziste, fasciste e antisemite. È questo lo spaccato che emerge dal video girato con una telecamera nascosta dal giornalista che per tre anni si è finto un imprenditore interessato a finanziare la campagna elettorale per le comunali a Milano del partito e in particolare della candidata al Consiglio comunale Chiara Valcepina.

La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha chiesto a Fanpage di poter visionare tutto il girato: «Non giudico i miei dirigenti sulla base di un filmato curiosamente mandato in onda a due giorni dal voto e montato da voi. Poi sia nel bene sia nel male sono pronta a valutare l’intera vicenda», ha detto. Al centro dell’inchiesta c’è anche Roberto Jonghi Lavarini, il «Barone nero», nota figura dell’estrema destra milanese già condannato a due anni per apologia di fascismo. È lui che presenta Carlo Fidanza al giornalista e l’eurodeputato gli spiega che può contribuire alla campagna elettorale versando sul conto corrente o «se è più comodo fare del black», tanto, come spiega il «Barone Nero», ci sono una «serie di lavatrici».

Nel corso del video poi si assiste, durante gli aperitivi elettorali, a battute su ebrei e neri, a richiami ad Hitler e a prostitute. «Battute e goliardate da bar» le ha definite Jonghi Lavarini, che rischiano però di finire in un altro fascicolo della Procura milanese e che hanno provocato la dura reazione della Comunità ebraica di Roma e della sua presidente Ruth Dureghello secondo cui «non può esserci spazio nei partiti dell’arco costituzionale per chi fa il saluto romano, inneggia a Hitler e insulta neri e ebrei». La Meloni replica «in FdI non c’è spazio per antisemitismo e razzismo».

 

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