Ponte Genova:pm, ing.Camomilla teorico sorveglianza superficiale

GENOVA, 21 LUG - L'ingegnere Gabriele Camomilla, uno dei 57 imputati del processo per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime), "era un teorico della sorveglianza globale che di fatto individuava la sorveglianza nel controllo superficiale, limitando gli approfondimenti tecnici, che sarebbero stati lunghi e costosi, ai soli casi in cui era veramente necessario e non nelle situazioni previste dalla legge". Così il pubblico ministero Marco Airoldi, insieme al collega Walter Cotugno, nel corso della requisitoria. Oggi, i pm hanno iniziato a parlare delle singole posizioni degli imputati dopo una serie di udienze dedicate all'introduzione generale. Camomilla è stato direttore centrale delle Manutenzioni per Aspi e con lui si fecero i lavori alla pila 11 negli anni '90. Un ragionamento come quello dell'ingegnere, secondo l'accusa, "se poteva avere un senso per le opere nuove, non ne aveva alcuno per quelle malate come il ponte Morandi" che aveva problemi di corrosione e difetti di iniezione. "Rispetto a questi problemi, l'esame superficiale era profondamente insufficiente per non dire quasi inutile. Bisognava capire cosa ci fosse dentro come aveva già detto anche Morandi sin dal 1981". E, ancora, l'allora direttore centrale si è occupato "direttamente del viadotto ed è uno di quelli che decisero di non intervenire sulla pila 9, ritenendo che quell'intervento non fosse necessario".
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