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Perito famiglia, 'Martina uccisa in cantiere Pnrr non protetto'

Flash mob all'esterno dell'Istituto statale di istruzione secondaria 'Andrea Torrente' di Casoria (Napoli) frequentato da Martina, la 14enne uccisa dal suo ex fidanzato ad Afragola. 30 MAGGIO 2025 ANSA / CIRO FUSCO
Flash mob all'esterno dell'Istituto statale di istruzione secondaria 'Andrea Torrente' di Casoria (Napoli) frequentato da Martina, la 14enne uccisa dal suo ex fidanzato ad Afragola. 30 MAGGIO 2025 ANSA / CIRO FUSCO
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NAPOLI, 11 GIU - Non è morta in un casolare abbandonato Martina Carbonaro, la 14enne uccisa dall'ex fidanzato ad Afragola, in provincia di Napoli, ma in un cantiere pubblico e attivo, finanziato con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), un luogo che avrebbe dovuto essere sotto rigorosa vigilanza e che, invece, è rimasto incustodito. A sostenerlo è l'architetto Paolo Sibilio, consulente tecnico nominato dall'avvocato della famiglia della vittima, Sergio Pisani, il quale ha deciso di avvalersi anche della collaborazione della criminologa Roberta Bruzzone, chiamata a dare un contributo alle indagini. "Martina è stata uccisa - spiega Sibilio - nei locali sovrastanti gli spogliatoi del palazzetto, all'interno del centro sportivo comunale Luigi Moccia, una struttura polivalente con uno stadio di calcio, un campo da rugby, un palazzetto dello sport e perfino la sede del mercato settimanale. È proprio qui, più precisamente all'interno del palazzetto oggetto di lavori di ristrutturazione finanziati dal Pnrr, che il corpo della giovane è stato nascosto e poi ritrovato. Un'area che, per sua stessa natura di cantiere edile attivo, avrebbe dovuto essere custodita e interdetta all'accesso non solo per la sicurezza dei lavoratori, ma anche per la tutela degli utenti della struttura sportiva". "Se l'omicidio è stato premeditato - sottolinea l'avvocato Pisani - la scelta di questo luogo non è certo casuale: la totale assenza di controlli ha rappresentato un invito a delinquere. Se invece non lo era, il cantiere ha fornito un'opportunità perfetta: la pietra, usata come arma, era lì a portata di mano, e la tranquillità del posto ha permesso all'assassino di agire indisturbato e occultare il corpo. Nonostante le ripetute richieste formali di chiarimenti e documentazione inviate dall'architetto Sibilio all'ufficio Pnrr, ad oggi non è pervenuta alcuna risposta", denuncia Pisani.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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