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Patto Draghi e sindacati: ai dipendenti pubblici 107 euro in più

Da domani Brunetta inizia la trattativa per il nuovo contratto che contiene anche lo smart working
Il ministro Brunetta e il premier Draghi - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il ministro Brunetta e il premier Draghi - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Dal rinnovo dei contratti allo smart working. Arriva il «Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale» firmato a Palazzo Chigi dal presidente del Consiglio, Draghi, e dal ministro della Pubblica amministrazione, Brunetta, con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Landini, Sbarra e Bombardieri.

Il primo patto del governo Draghi, che nella Sala verde ospita la cerimonia e rimarca da un lato la centralità del settore pubblico, anche se «con riferimento alla situazione attuale, c’è veramente molto da fare» dice soffermandosi poi in particolare sull’età media dei dipendenti pubblici e sulla formazione. E dall’altro rimarca, rivolgendosi ai sindacati, «quanto tenga a questo confronto e a questo dialogo», come già espresso nel corso delle consultazioni. Il Patto «inaugura una nuova stagione di relazioni sindacali», sostiene Brunetta. Sottolinea che la scelta del premier «di valorizzare» con la sua firma l’accordo, «pone questo nuovo inizio sotto i migliori auspici». E ricorda Ciampi, con l’accordo del 1993 sulla politica del redditi. Un metodo apprezzato da tutti i sindacati, con la Cisl che parla di «ritrovata concertazione». E in questo contesto si aprirà la stagione per il rinnovo contrattuale, sottolinea Brunetta, facendo sapere ai sindacati di convocarli perdomani «con l’obiettivo di avviare il negoziato in tempi brevi. È per noi il migliore segno di ripartenza. Un buon contratto è un investimento nella fiducia reciproca, nella stabilità e nel carattere innovativo delle relazioni di lavoro».

Sul tavolo di confronto la riforma della Pa ed i rinnovi contrattuali 2019-2021, che interessano 3,2 milioni di dipendenti pubblici e prevedono un aumento medio a regime di circa 107 euro, considerando tutto il personale statale compresi i dirigenti, secondo i calcoli dell’Aran già elaborati sulla base delle risorse stanziate nelle relative tre leggi di Bilancio: risorse che ammontano a 1,1 miliardi per il 2019, 1,750 miliardi per il 2020 e 3,775 miliardi per il 2021 (al lordo dell’elemento perequativo, un «cuscinetto» per i redditi più bassi).

Un incremento poco sopra il 4%. Depurandolo dall’elemento perequativo, l’incremento si riduce al 3,8%, a circa 100 euro. I rinnovi e la contrattazione sono proprio uno dei sei punti su cui è costruito il Patto, insieme alla disciplina del lavoro agile; revisione dei sistemi di classificazione professionale; formazione del personale; sistemi di partecipazione sindacale; welfare contrattuale.

Per quanto riguarda lo smart working, nella prospettiva di superare la gestione emergenziale - al momento lo stato di emergenza è fissato fino al prossimo 30 aprile e consente il ricorso «semplificato» ovvero senza la necessità di un accordo - si guarda alla sua disciplina nell’ambito dei prossimi contratti 2019-2021: temi come il diritto alla disconnessione, alla formazione specifica, alla protezione dei dati personali.

Una cornice positiva, per i sindacati. «È un atto molto importante sia per i contenuti del Patto sia per il significato che ha», sottolinea Landini, apprezzando «la scelta di investire sul lavoro, sull’innovazione, sulla buona occupazione, sulla formazione» e l’apertura della stagione contrattuale. «Imprimiamo una spinta partecipata alla ripartenza del Paese nel segno di una nuova concertazione e di un nuovo dialogo sociale da sostenere ed estendere a tutti gli ambiti delle riforme», sostiene Sbarra. «Investire nella Pa e garantire una Pubblica amministrazione efficiente è nell’interesse dei cittadini», dice Bombardieri, rimarcando «la scelta del metodo e della coesione sociale» e l’avvio del «nuovo percorso di relazioni sindacali».

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