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Partigiano lascia eredità a Anpi, 'la usiamo per viaggi memoria'

epaselect epa05949143 A visitor walks through the former Austrian Nazi concentration camp Mauthausen during a memorial event on the anniversary of the Nazi camp's liberation in Mauthausen, Austria, 07 May 2017. Survivors took part in a commemoration ceremony marking the 72nd anniversary of the liberation of the prisoners by US forces on 08 May 1945. EPA/CHRISTIAN BRUNA
epaselect epa05949143 A visitor walks through the former Austrian Nazi concentration camp Mauthausen during a memorial event on the anniversary of the Nazi camp's liberation in Mauthausen, Austria, 07 May 2017. Survivors took part in a commemoration ceremony marking the 72nd anniversary of the liberation of the prisoners by US forces on 08 May 1945. EPA/CHRISTIAN BRUNA
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BOLOGNA, 15 OTT - Partigiano della brigata Bolero, Armando Gasiani fu prima rinchiuso nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna, poi deportato a Mauthausen, dove morì suo fratello. Morto nel 2021, ha deciso di lasciare i risparmi della sua vita (oltre centomila euro) all'Anpi di Bologna che ha deciso di utilizzare questa somma per finanziare i viaggi della Memoria, per portare i ragazzi a vedere i luoghi dove avvenne lo sterminio. "Abbiamo deciso - dice la presidente dell'Anpi di Bologna Anna Cocchi - di utilizzare questa somma per finanziare i viaggi di studio per le scolaresche nei campi di concentramento e sterminio. Una decisione presa, non solo per onorare la memoria del nostro caro Armando, ma anche per dare un chiaro segnale politico a chi, con importanti responsabilità di governo, ritiene che si tratti solo di gite e che la storia possa essere riscritta negando l'evidenza dei fatti". Il riferimento è alle dichiarazioni dei giorni scorsi della ministra Eugenia Roccella. "Di fronte a troppi tentativi di riscrittura della storia - prosegue Cocchi - vedere e toccare in prima persona, emozionarsi e commuoversi, può far comprendere ai più giovani cosa è stato l'orrore e cosa abbia comportato la nefasta ideologia di morte nazifascista". Gasiani non ha voluto parlare della sua esperienza per oltre mezzo secolo, finché la visione del film 'La vita è bella' di Benigni gli ha fatto cambiare idea. Da allora, fino a che la salute glielo ha permesso, ha portato nelle scuole italiane il valore della sua testimonianza.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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