Italia e Estero

Nelle urne vince la voglia di contare

L'editoriale della direttrice del Giornale di Brescia Nunzia Vallini
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La patata bollente rimbalza ora nelle mani del presidente Sergio Mattarella, chiamato a traghettare questa nuova crisi che anela una riforma elettorale. Anche volendo togliere ogni personalizzazione a questo referendum, è indubbio che oltre ad aver perso, il premier Matteo Renzi abbia perso davvero male. Quella forbice tra sì e no ampia 20 punti di percentuale pesa come un macigno sul futuro del Paese, stretto nella morsa della crisi economica da una parte e della ricerca di credibilità internazionale dall’altra. E nel referendum più «politico» che la storia della Repubblica ricordi, spicca un nuovo attore: l’elettorato. Dai numeri record e dalla voglia di contare.

Due votanti su tre in Italia; addirittura tre su quattro a Brescia. Nel bocciare la riforma della Costituzione l’elettorato ha voluto incarnarne il primo articolo («la sovranità appartiene al popolo...») con un’affluenza da record, espressione di una partecipazione matura che aveva già dato segni di vivacità e interesse nelle assemblee e nei dibattiti preelettorali. È tornata la voglia di politica, il desiderio di esserci e di dire la propria. E di ritrovare nel voto lo strumento privilegiato di espressione. Il voto di ieri è da «pesare» e non solo da contare. Perché il referendum in sé - nonostante si riduca, in termini finali, in un sì e un no- lascia in mezzo tante incertezze, domande, perplessità. E questi dubbi vanno compresi, integrati, non abbandonati sul campo della battaglia. Pena: disperdere quel patrimonio di riflessione collettiva che una società provata da una lunga crisi economica, una marcata disoccupazione (soprattutto giovanile) e angosciata da sfide globali, ha sorprendentemente saputo tradurre in voto partecipato e maturo. Ancora di più, dunque, è il momento di curare le ferite di una lunga, complicata e spesso aggressiva campagna elettorale, e di disintossicare la vita politica e civile del Paese abbassando i toni e alzando i ragionamenti, cercando momenti di sintesi e promuovendo passaggi di condivisione. Quella stessa condivisione mancata invece alla riforma proposta ieri e bocciata a larga maggioranza dagli elettori.

È questo il mandato che viene affidato al presidente Sergio Mattarella nella speranza che già oggi, contati i voti ed estratti gli ultimi sassolini dalla scarpa, la politica e i suoi protagonisti si concentrino sul bene del Paese.

E che lo facciano tutti, vincitori e vinti. Perchè le sfide della riforma elettorale prescindono dalla maggioranza del momento. E perchè gli elettori tornati alle urne non restino irrimediabilmente delusi.

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