Italia e Estero

L'ex magnate Benko e l'accusa ricorrono contro la sentenza

epa12454771 Rene Benko is seen before the main hearing in the criminal case against him for fraudulent bankruptcy at the Innsbruck Regional Court in Innsbruck, Austria, 15 October 2025. The defendant is accused of fraudulent bankruptcy for allegedly concealing assets to the detriment of creditors during his insolvency as a sole trader. The indictment cites damages of approximately EUR 660,000, with a possible sentence of one to ten years' imprisonment. EPA/ANNA SZILAGYI
epa12454771 Rene Benko is seen before the main hearing in the criminal case against him for fraudulent bankruptcy at the Innsbruck Regional Court in Innsbruck, Austria, 15 October 2025. The defendant is accused of fraudulent bankruptcy for allegedly concealing assets to the detriment of creditors during his insolvency as a sole trader. The indictment cites damages of approximately EUR 660,000, with a possible sentence of one to ten years' imprisonment. EPA/ANNA SZILAGYI
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BOLZANO, 17 OTT - Sia l'accusa che l'imputato, l'ex magnate austriaco René Benko, hanno annunciato ricorso contro la sentenza della Corte d'Assise di Innsbruck per bancarotta fraudolenta nell'ambito del primo filone sul mega crack del gruppo Signa. Il Tribunale ha contestato al 48enne una donazione di 300.000 euro alla madre, mentre l'ha assolto dall'accusa di aver sottratto alla massa fallimentare altri 360.000 euro tramite affitti per una villa nel capoluogo tirolese. L'accusa ricorre ora proprio contro l'assoluzione per gli affitti, mentre il legale di Benko, l'avvocato Norbert Wess, contro la condanna per la donazione alla madre. Probabilmente a novembre si svolgerà invece il secondo processo con un capo d'accusa molto simile. Benko avrebbe sottratto alla massa fallimentare complessivamente 370.000 euro. Nello specifico, si tratta di 120.000 euro in contanti, oltre a undici orologi di lusso, gemelli, cinturini per orologi e altri oggetti, per un valore totale di quasi 250.000 euro. Tali beni patrimoniali sarebbero stati nascosti in una cassaforte nella casa di parenti. La coimputata, ovvero sua moglie, come scrive oggi la Tiroler Tageszeitung, lo avrebbe aiutato in questo.

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