Italia e Estero

Lessico elettorale, da «occhi di tigre» a «un milione di alberi all’anno»

Gli «slogan chiave» di questa campagna estiva tra vecchi tormentoni e la spinta social
Enrico Letta (Pd) e Matteo Salvini (Lega) - © www.giornaledibrescia.it
Enrico Letta (Pd) e Matteo Salvini (Lega) - © www.giornaledibrescia.it
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Dopo anni e anni, non c’è storia: «L’Italia è il Paese che amo» è probabilmente la formula che più di tutte è rimasta in testa. Ma in generale funziona un po’ che tutti dicono tutto e il contrario di tutto, nessuno crede più a nessuno e poi chi si è visto si è visto. È la campagna elettorale, bellezza.

C’è chi si affida al motto freddo e chi alla frase a effetto, chi riecheggia slogan d’importazione e chi rivernicia i vecchi appelli. C’è chi confida sulla sobrietà della comunicazione, perché reputa l’essenzialità efficace, e chi sulla diversificazione dei messaggi. Ma per tutti, sempre più rilevante è il ruolo attribuito ai social network, decisamente più incisivi della televisione. Se poi si considera che questa sarà una campagna elettorale last minute, le autostrade informatiche diventano essenziali. Anche se siamo solo agli inizi, le prime frasi chiave di questo «lessico elettorale» si stanno già facendo largo, tra congruenze e dissonanze stilistiche rispetto alla competizione del 2018.

Partito democratico

Il tormentone del Partito democratico è partito in realtà mesi fa entrando in empatia con una platea trasversale e proprio per questo il segretario Enrico Letta lo ha rispolverato giovedì. Il giorno dopo la caduta annunciata di Draghi, si è rimboccato le maniche ed è salito sul ring elettorale di prima mattina, citando Rocky, per sottolineare la metafora pugilistica: «È dai nostri occhi di tigre che gli elettori devono vedere la nostra volontà di vincere le elezioni».

La leadership degli «occhi di tigre» è rimasta impressa, scatenando anche tweet ironici che, però, in un’estate elettorale possono essere il giusto veicolo per farsi seguire e tradurre un messaggio (e un programma) in virale. La scelta di Rocky è decisamente più accattivante del più classico «Scegli il Pd» del 2018, quando i Dem scelsero la sobrietà a effetti speciali e promesse mirabolanti. Quattro anni e mezzo fa, al fianco dello slogan principale, il partito di Letta aveva inserito una serie di messaggi a tema: «vota la scienza», «vota la cultura», «vota il lavoro», «vota l’Europa» e così via seguendo i punti qualificanti del programma.

Forza Italia

Il primo partito a dare il «la» a un vero slogan elettorale 2022 è però sempre Forza Italia. Silvio Berlusconi rispolvera un grande classico: le promesse. Ma le rinnova. «Pensioni minime a mille euro e pianteremo un milione di alberi all’anno» è la frase che ha spiazzato anche i suoi. Il Cavaliere su questo piano e in 25 anni di carriera è imbattibile.

Tra i suoi slogan più gettonati ci sono il pluricitato «meno tasse per tutti», «per un nuovo miracolo italiano», «una scelta di campo», «la forza di un sogno: cambiare l’Italia», «rialzati Italia!». Nel 2018 si è affidato a pochi concetti, riassunti nel più classico dei manifesti: il formato 6×3. «Onestà, esperienza, saggezza»: la scritta era in bianco a caratteri cubitali, lo sfondo azzurro, il logo quello di Forza Italia con il tricolore e la scritta «Berlusconi presidente».

Lega

La Lega passa per il momento da «Quota 41» alla pace fiscale, ma non mancheranno i cavalli di battaglia della sicurezza e dell’autonomia: nell’ultimo video Salvini era circondato da immagini religiose e è tornato a parlare di immigrazione da controllare. Verosimilmente tornerà lo slogan per antonomasia: «Prima gli italiani», che ha debuttato nel 2018 insieme a un’altra novità. All’appuntamento il partito si è presentato con un contrassegno che recitava «Lega», senza Nord, e l’obiettivo, «Salvini premier», esplicitato nel simbolo. I manifesti riproducevano le priorità programmatiche: «stop Fornero», «asili nidi gratuiti», «stop invasione», «schiavi dell’Europa? No, grazie», «legittima difesa sempre», «meno buonismo più giustizia», «no Ius soli».

Fratelli d’Italia

Alla kermesse di aprile il partito di Giorgia Meloni ha proiettato sul maxischermo «Italia, energia da liberare», ma oltre a rispolverare il concetto di «inciucio», l’ultimo post a campeggiare sulla bacheca Facebook recita così: «Avanti, patrioti: siamo pronti» (a governare s’intende). Ma si uniranno diversi hashtag creati per l’occasione: #Melonipresidente (anche nella versione #Melonipremier), #Patriotiditalia, #Essereitaliani e #Italianelcuore, che sintetizzano in pochi caratteri il punto principale del programma del partito: la difesa dell’italianità.

Per le Politiche del 2018, Fratelli d’Italia optò invece per il motto «il voto che unisce l’Italia».

Cinquestelle

Il MoVimento 5 stelle ha inaugurato la stagione elettorale con le parole di Beppe Grillo sul blog: «L’Italia merita una legge sui due mandati e sui cambi di casacca». Ma è indubbio che le parole chiave per ora siano «salario minimo» e «Superbonus».

Nel 2018 il motto della campagna era «partecipa, scegli, cambia» ed è stato lanciato a Pescara il 21 gennaio. Nel 2013, per lo Tsunami tour - Grillo leader girò con il camper per oltre un mese, toccando poco meno di cento città italiane - tanti erano gli slogan: «nessuno deve rimanere indietro», «tutti a casa» e quell’«apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno» che ha segnato il boom dei 5s. Quarantotto ore di uscite pubbliche elettorali, un campionario di slogan niente male. E siamo solo all’inizio.

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