Italia e Estero

Leal, caccia è un pericolo, fucilata a un cane nel torinese

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ROMA, 24 OTT - Il corpo del cane Rocky è stato ritrovato il 12 ottobre, colpito a morte da un fucile da caccia, nel terreno di famiglia a Cumiana (TO), a pochi metri dalla pista ciclabile che percorreva ogni giorno. Aveva dieci anni, era amato da tutti, e non si allontanava mai da casa. La sua morte è una ferita aperta per chi lo ha accudito con amore: il suo anziano proprietario, 91 anni, e Antonio Celestino, il runner che lo aveva accolto come un figlio e con cui avrebbe vissuto questo inverno. Lo si legge in una nota della Lega antivivisezione. Rocky era scomparso il 7 ottobre, dopo l'ora di pranzo. Nei giorni della sua assenza, era in corso una battuta al cinghiale in un area distante dalla zona in cui il cane viveva, dove la caccia è vietata. La scoperta del corpo il 12 ottobre, colpito in pieno petto dal colpo di un fucile da caccia, ha confermato l'uccisione. Ad oggi, nonostante il numero limitato di cacciatori registrati, il responsabile non è stato identificato. La Leal ha sporto denuncia e chiede con forza che venga fatta luce su quanto accaduto. "Non possiamo accettare che un animale innocente venga ucciso impunemente. Rocky era un essere senziente, parte di una famiglia. Questa è la conseguenza della liberalizzazione della caccia", dichiara Gianmarco Prampolini, presidente dell'associazione. A ntonio Celestino si unisce all'appello: "Da più di 10 anni Rocky correva accanto a me, leggero e felice, con la purezza di chi ama senza chiedere nulla in cambio. Ora corre altrove, strappato alla vita dall'ingiustizia e dalla crudeltà umana. Chiedo giustizia per lui". Leal invita le autorità competenti a intensificare i controlli e a garantire il rispetto delle zone di divieto. "Rocky - continua Prampolini - aveva un diritto di vivere. Era un compagno di vita per due persone. È stato colpito a morte anche il loro legame affettivo. La caccia è una barbarie inaccettabile, ma Rocky è stato ucciso in un'area interdetta alla caccia, vicino a una pista ciclabile. Non possiamo vivere con la minaccia che incombe sulle nostre case. È un crimine di cui è doveroso rintracciare il responsabile".

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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