Italia e Estero

La volontaria bresciana a Gaza: «Aiuti umanitari insufficienti»

Giuditta Brattini, 65 anni, è una dei 14 italiani nella Striscia. Si trova a Rafah per una ong di Verona, dove vive
BRESCIANA A GAZA: "AIUTI BLOCCATI"
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«Gli aiuti umanitari che sono entrati sono insufficienti, ma Israele impedisce di farli arrivare a nord della Striscia di Gaza e a Gaza City e quindi negli ospedali che ancora stanno funzionando. Ben 12 ospedali invece sono stati resi inagibili per bombardamenti o per parziali distruzioni, ma anche per la mancanza di medicinali e soprattutto di gasolio».

Il cibo scarseggia e la tensione aumenta la situazione drammatica tra bombe e mancanza di generi alimentari e medicine. A raccontare lo scenario nella Striscia di Gaza è Giuditta Brattini, bresciana di 65 anni ma da a tempo residente a Verona. Brattini è una volontaria della ong veronese Gazzella Onlus e lavora da anni nella Striscia, dove si occupa di riabilitazione di bambini e adulti. 

«Qui ormai si parla di un milione e quattrocentomila persone che hanno dovuto abbandonare le loro case, quindi evacuare. Sono già numerosi i casi di diarrea di intossicazione alimentare, di scabbia e soprattutto di infezioni bronchiali. Quindi la situazione sotto l'aspetto igienico-sanitario sta pesantemente aggravandosi. La richiesta che viene fatta è quella di far entrare al più presto tutti i convogli umanitari e di poter distribuire sia i medicinali che i generi alimentari in tutta la Striscia di Gaza».

La cooperatrice è tornata in Palestina circa un mese fa ed era già nella Striscia quando c'è stato l'attacco di Hamas il 7 ottobre ed è iniziata l'escalation. Oggi si trova a Rafah, l'unico varco al confine con l'Egitto ed è una dei 14 italiani presenti nella Striscia di Gaza, come ha confermato nelle scorse ore il ministro degli Esteri Antonio Tajani. 

Gaza è isolata, le comunicazioni sono difficilissime se non impossibili. Gli unici aggiornamenti sono perciò affidati a qualche audio: «Dal 15 ottobre siamo nel campo di raccolta dell'Unwra - dice lei -, non siamo mai usciti, non sappiamo cosa c'è oltre il cancello della struttura dell'Onu. Siamo sempre in attesa di avere un'indicazione di quando potremo muoverci verso Rafah per passare il border, però a tutt'oggi non ci sono ancora indicazioni precise».

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