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La mamma di Sofia: «Conte ci aiutò pro bono con le cure Stamina»

La mamma: «Prese in mano il caso quando cercavamo di nuovo l'accesso alle cure compassionevoli dell'istituto di Brescia»
Giuseppe Conte
Giuseppe Conte
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«Il professor Conte dimostrò una grande sensibilità alla causa di Sofia perché non volle nulla in cambio, lo fece pro bono, perché penso si sentisse toccato dalla vicenda avendo anche lui un figlio più o meno della stessa età».

Così Caterina Ceccuti, madre della piccola Sofia De Barros, la bambina «farfalla» scomparsa nei mesi scorsi e divenuta simbolo della lotta per le staminali, ricorda l'impegno di Giuseppe Conte che seguì il caso come avvocato dei genitori.

«Nel 2013 - ricorda la madre - Conte è stato il legale di Sofia per alcuni mesi. Prese in mano il caso quando avevamo già perso la causa a Firenze e cercavamo di nuovo l'accesso alle cure compassionevoli dell'istituto di Brescia attraverso il tribunale di Livorno». «Accettò anche per il fatto che la cura era regolarmente somministrata da un ospedale pubblico, e che c'erano le basi per la continuità terapeutica: la bambina aveva già iniziato la terapia». 

 

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