Italia e Estero

Il vuoto silenzioso e devastante di un campo di sterminio

Gli studenti bresciani in viaggio verso Auschwitz hanno visitato il campo di sterminio di Belzec: «Studiarlo non come viverlo»
  • Il campo di sterminio di Belzec visitato dagli studenti bresciani
    Il campo di sterminio di Belzec visitato dagli studenti bresciani
  • Il campo di sterminio di Belzec visitato dagli studenti bresciani
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  • Il campo di sterminio di Belzec visitato dagli studenti bresciani
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  • Il campo di sterminio di Belzec visitato dagli studenti bresciani
    Il campo di sterminio di Belzec visitato dagli studenti bresciani
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«Non c'è più niente qui, eppure si sente che qualcosa di devastante è successo». «È un vuoto silenzioso, ma dentro mi sento esplodere». 

Hanno le mani affondate nelle tasche, gli occhi lucidi, qualcuno si inginocchia e accende una piccola candela. C'è chi prega a fior di labbra e chi fissa le macerie inerme, con lo sguardo che si perde fino alle querce che delimitano come sentinelle quello che fu uno dei campi di sterminio più devastanti della folle furia nazista. I 650 studenti bresciani che da ieri stanno partecipando a «Un treno per Auschwitz» questa mattina, dopo la notte trascorsa in viaggio sui binari, sono arrivati a Belzec, dove hanno visitato uno dei luoghi dell'orrore che contribuirono allo sterminio della popolazione ebraica per mano dei tedeschi. Operativo dal marzo 1942 al giugno 1943, nel lager vennero sperimentate le prime camere a gas fisse, un sistema in grado di uccidere fino a mille persone alla volta. I nazisti smantellarono poi tutte le strutture, riutilizzandone alcune in altri campi e camuffando l'area per nascondere le prove del massacro.

La visita degli studenti è stata composta, senza guida, ma introdotta da uno spettacolo teatrale preparato gli iscritti al laboratorio di recitazione creato ad hoc. Un'esibizione toccante, guidata dall'attore Filippo Garlanda che con un gruppo di ragazzi, senza parole, ha incarnato e trasmesso la paura, la commozione, la disperazione e la speranza in una memoria che non vuole cedere il passo al negazionismo e all'assolutismo. Ad assistere in religioso silenzio c'erano centinaia di compagni, seduti sul prato cresciuto sui resti di 500mila vittime. Più di mille occhi sbarrati. 

«Le professoresse ci avevano preparati - ci dicono Alyssa, Rebecca e Alice del Lunardi di Brescia -, ma studiarlo non è come viverlo. Siamo scosse, non ce l'aspettavamo così. I due incontri dedicati a Primo Levi a cui abbiamo assistito con gli altri al Teatro Grande e al Santa Chiara sono stati propedeutici, eppure l'impatto è forte». Riuscirete a trasmettere le sensazioni che avete vissuto qui? «Ci proveremo, soprattutto dopo la visita a Auschwitz che abbiamo in programma domani».

La giornata procede con lo spostamento a Cracovia, dove questa sera andrà in scena lo spettacolo «Dos Lid - Il canto spezzato» con l'attore Luciano Bertoli e i musicisti Alessandro Adami, Matteo Mantovani e Stefano Zeni.

 

 

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