Italia e Estero

Il picco probabilmente tra il 2 e il 12 aprile

Per vedere un rallentamento bisogna aspettare ancora, finché non si faranno sentire gli effetti delle misure restrittive adottate il 9 marzo
Una bambina indossa la mascherina - Foto © www.giornaledibrescia.it
Una bambina indossa la mascherina - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Sono ancora alti i numeri dell’epidemia di Coronavirus in Italia, con 33.190 casi (4.480 in più rispetto a mercoledì) e un numero complessivo di contagiati, comprese vittime e guariti, pari a 41.035: di certo non corrispondono più a una crescita esponenziale, anche se è prevedibile che nei prossimi giorni continueranno ad aumentare. I decessi, pari a 3.405, hanno superato quelli della Cina e l’aumento rispetto a mercoledì è stato di 427, contro i 475 registrati fra martedì e mercoledì. Per vedere un rallentamento bisogna comunque aspettare ancora, finché non si faranno sentire gli effetti delle misure restrittive adottate il 9 marzo.

«Deve scendere la curva» dei contagi e «le misure di contenimento i risultati li danno: a Lodi, a Codogno si è azzerato il contagio, quando si chiude una zona e la gente non esce, il risultato lo si ottiene». Lo ha detto stamattina l'assessore al Welfare lombardo, Giulio Gallera, in collegamento dall'ospedale da campo di Cremona.  «Noi oggi stiamo vedendo risultati di otto giorni fa, speriamo che l'atteggiamento responsabile dia i frutti, noi li vedremo tra 5-6 giorni. Se riusciamo a resistere in maniera ancora più rigida sono sicuro che tra 10-15 giorni la curva scende in maniera importante», ha concluso Gallera.

Considerando che per avere benefici bisogna attendere circa 20 giorni dall’inizio dell’isolamento, una riduzione dei casi potrebbe avvenire intorno a fine mese. È difficile, attualmente, anche calcolare quando arriverà il picco dei casi.

Le prime stime, riportate nella pagina Facebook «Analisi numerica e statistica, dati Covid 19» gestita da fisici e matematici, lo collocano in un periodo ancora ampio, compreso fra il 2 e il 12 aprile. Secondo la stessa fonte il picco dei decessi è ipotizzato fra il 26 marzo e il 19 aprile, ma in entrambi i casi il margine di errore è ancora ampio e per restringere la forbice sarà necessario avere ancora molti dati.

I bambini risultano essere i meno colpiti, confermando quanto è avvenuto in Cina: sono circa 300 in Italia i bambini malati di coronavirus, ma non ci sono vittime né casi gravi, ha detto il presidente della Società italiana pediatria Alberto Villani. Il coronavirus, ha aggiunto, «non è un problema pediatrico. Quando ci sono sintomi va interpellato il pediatra e con lui si deve stabilire il da farsi, ma al momento il coronavirus di per sé non rappresenta un problema per i bambini». In generale, ha proseguito, «stiamo vivendo un’emergenza straordinaria e che richiede straordinaria attenzione».

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