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Il Papa sdogana la cremazione, diteci la vostra

La Chiesa sdogana definitivamente la cremazione. Potrà essere un modo per «salutare» i defunti, ma a determinate condizioni
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La Chiesa sdogana definitivamente la cremazione. Potrà essere un modo per «salutare» i defunti, ma a determinate condizioni: che le ceneri non vengano disperse e che siano comunque seppellite in un cimitero o altro luogo sacro. Niente urne in casa e no alla moda di racchiudere le ceneri in ciondoli o altri oggetti di gioielleria.

Il Vaticano mette i suoi paletti e torna a sottolineare che resta «la preferenza della sepoltura dei corpi». Ma la cremazione «non è vietata dalla Chiesa», a patto che non sia chiesta esplicitamente contro la fede.

 

 

 

 

EMBED [Cremazione e modalità, che cosa ne pensi?]

 

È stato pubblicato ieri l’atteso documento della Congregazione per la dottrina della fede su sepoltura e cremazione. Ecco in sintesi le linee-guida del’ex Sant’Uffizio.

No alla dispersione delle ceneri. «Per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista, non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo», indica l’istruzione sulla cremazione.
No alle ceneri in casa. «Le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nei cimiteri» e «la conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita». Se a questa regola potranno esserci eccezioni in «circostanze gravi ed eccezionali» in nessun caso «possono essere divise tra i vari nuclei familiari». 
No alla moda dei gioielli con i resti dei cari. Nel caso in cui per un defunto venga scelta la cremazione, «non sia permessa» la conversione delle ceneri «in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti».

Prima le esequie, poi la cremazione. Si continuerà a non vedere funerali con le urne cinerarie.

Secondo uno studio del Codacons, la cremazione in Italia è in continua espansione ma il nostro Paese rimane il fanalino di coda d’Europa. In Italia la quota di defunti cremati è pari al 21% del totale; una percentuale lontana dal 70% del Regno Unito e dei maggiori paesi nordeuropei.

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