Italia e Estero

Il 90% degli italiani sul web ma preoccupano odio e fake news

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(di Laura Valentini) ROMA, 03 LUG - Il 90% degli italiani accede a internet tutti i giorni, il 48% per più di 4 ore, e lo fa in primo luogo per ricercare informazioni, poi per avere news su cronaca, politica e attualità e quindi per comunicare con gli amici (qui il picco è tra i grandi minori) e per la fruizione di contenuti audiovisivi. A fronte di questo uso praticamente universale del web (solo il 4% della popolazione con età superiore ai 6 anni non vi accede) il 64,6% degli italiani ha un livello nullo o scarso di alfabetizzazione algoritmica ovvero è a conoscenza del ruolo svolto dagli algoritmi di raccomandazione utilizzati dalle principali piattaforme online per indirizzare l'utente verso certi contenuti rispetto ad altri, ma con un grande divario tra gli anziani (il 35,9%) e i giovani adulti (il 73,3%). Sono alcuni dei dati più significativi del report su 'I fabbisogni di alfabetizzazione mediatica e digitale' degli italiani messo a punto dall'Agcom e presentato oggi nella sede dell'Authority di vigilanza sul settore delle comunicazioni. E, ancora, il rapporto rivela che più di 8 italiani su 10 si dichiarano genericamente preoccupati per i diversi contenuti e attività fonti di rischio, mentre oltre 4 su dieci si dichiarano invece molto preoccupati per hate speech, contenuti illegali di diverso tipo, sfide social, cyberbullismo, disinformazione. Viceversa solo il 15% dei cittadini si dichiara molto preoccupato dalla presenza di contenuti audiovisivi non protetti dal diritto d'autore. Anche in questo caso il dato si declina per diverse fasce di età: mentre i minorenni si dichiarano meno preoccupati della media per tutti i contenuti e attività fonti di rischio, più della metà degli anziani è molto preoccupata per hate speech, contenuti illegali di diverso tipo, sfide social. Da sottolineare che più della metà della popolazione italiana si è imbattuta in contenuti di disinformazione, revenge porn e hate speech, e, in particolare, più di 4 italiani su 10 (43,5%) dichiarano di essersi imbattuti frequentemente in contenuti di disinformazione. "Dal report emerge una forte problematica di inquinamento digitale" osserva il commissario dell'Agcom Massimiliano Capitanio che segnala che le strategie efficaci messe a terra contro questi fenomeni "sono poche" e a volte poco usate: come lo strumento del 'parental control' che è uno scudo per i minori contro i contenuti tossici (dalla pornografia all'hate speech), attivato solo per una minoranza (1,4 milioni) delle sim utilizzate dai minori. Così come la segnalazione all'Agcom di contenuti rischiosi, come alcune challenge, sono tuttora effettuate da associazioni di categoria più che da singoli utenti. Anche su alcune profilazioni algoritmiche "misure suppletive sono necessarie", per esempio in tema di verifica dell'età. E dovrebbero arrivare a breve, perché, come precisa il presidente dell'Agcom Giacomo Lasorella, "in tema di piattaforme molto grandi come Google, Facebook, Instagram, TikTok, ad essere direttamente competente è la Commissione europea da cui attendiamo a breve le linee guida sulla tutela dei minori". Se quasi la metà della popolazione (44,1%) non si rivolge ad alcun soggetto per avere indicazioni e suggerimenti per un utilizzo critico e consapevole del web, da segnalare che i minorenni si rivolgono preferibilmente alla famiglia e agli insegnanti (oltre il 30% comprendendo anche i 'grandi minori'). 8 genitori su 10 regolano l'accesso ai media dei figli, mentre il 13% impone il divieto assoluto e il 4,8% lascia totale libertà di utilizzo. Le regole più diffuse (adottate da 2 genitori su 10) sono limiti di tempo e fasce orarie nell'utilizzo dei media, il monitoraggio dell'uso da parte dei genitori e il blocco di specifici contenuti; il 10,6% dei genitori modifica le impostazioni privacy degli account dei figli, mentre solo il12,5% parla dell'esperienza di navigazione online. Da segnalare che i genitori over 45 e laureati utilizzano strategie di monitoraggio e co-using mentre i più giovani e meno istruiti prediligono le restrizioni. Quello che emerge in tema di fabbisogni digitali "è un quadro in chiaroscuro: c'è sicuramente un picco di consapevolezza in alcune fasce d'età, ma c'è ancora molto lavoro da fare, nella scuola e tra i giovani" dice Lasorella. "Ci sono una serie di regole europee e nazionali spesso molto complesse, ci sarebbe bisogno di un maggiore coordinamento tra istituzioni: noi - spiega - cerchiamo di fare la nostra parte con una serie di iniziative di alfabetizzazione come quella del patentino digitale", assunta di concerto con il ministero dell'Istruzione e che in otto regioni ha visto la partenza di percorsi didattici finalizzati al rilascio agli studenti di questo patentino messo a punto su tematiche quali la tutela della web reputation, il funzionamento delle piattaforme algoritmiche, la disinformazione e i discorsi d'odio.

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