Italia e Estero

Governo Meloni, il Senato vota la fiducia con 115 sì

Dopo l'ok della Camera il nuovo esecutivo fa l'en plein anche a Palazzo Madama
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Il tetto al contante, che non frena l'evasione e «penalizza i poveri». Il salario minimo che non risolve il problema dei «bassi salari». Il Pnrr, di cui si è speso finora la metà dei fondi. E poi la gestione del Covid, le scelte «senza basi» sposando la scienza quasi fosse «una religione». Da oggi cambia tutto.

All'Italia «senza visione», che non trova soluzioni «efficaci» a tanti problemi promette risposte Giorgia Meloni nell'Aula al Senato dove incassa la fiducia facendo l'en plein con 115 sì, 79 contrari e 5 astenuti (i presenti erano 200 di cui 199 votanti, la maggioranza era di 98 voti): 49 minuti di intervento, tutto politico, rispondendo punto a punto alle critiche e tracciando la sua ricetta per risollevare l'Italia dalla pesante «eredità» dei governi passati.

Parla fiera, davanti ai senatori, anche se la voce di tanto in tanto la abbandona. Se ne scusa ma non si risparmia nel raccontare la sua idea di Paese dopo che si è fatta una «operazione verità» proprio grazie alle critiche in Aula che hanno fatto emergere la vera situazione in cui si trova il Paese.

Che non dovrà passare «dalla dipendenza dal gas russo a quella dalle materie prime cinesi», che dovrà superare blocchi burocratici incomprensibili, far ripartire le trivelle nell'adriatico perché se il gas lo estraggono altri «non è che inquina di meno». E trasformare il Sud «nell'hub energetico dell'Europa», anche per evitare di dover correre a installare rigassificatori «con procedure di urgenza e gravosi impatti sui territori». 

Meloni ha le idee chiare anche sulla pace - è stata criticata per l'assenza della parola nel discorso-manifesto di ieri - che non si ottiene né «con la resa di Kiev» né «con le bandiere arcobaleno» in piazza.

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