Giudice, 'da ultras milanisti condotte di estrema violenza'

MILANO, 01 AGO - "Da molti anni, in modo stabile ed organizzato, la Curva aveva posto in essere, accanto ad attività di tifoseria lecita, un insieme di azioni illecite", all'interno di un "programma criminale indeterminato, finalizzato a mantenere, anche con condotte di estrema violenza, il monopolio della gestione della tifoseria milanista". È quanto osserva la giudice di Milano Ilaria Simi nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso giugno ha condannato in abbreviato tre ultras milanisti nel processo scaturito dalla maxi inchiesta sulle curve di San Siro.: l'ex bodyguard di Fedez (non indagato) Christian Rosiello (4 anni e 20 giorni), Francesco Lucci, fratello dell'ex capo ultrà milanista Luca (5 anni e 6 mesi), e Riccardo Bonissi (3 anni e mesi). Come scrive la giudice, il loro obiettivo era quello di "preservare il potere assoluto di questa associazione", senza dover "spartire con altri gli introiti correlati alla passione calcistica, introiti che non sempre - si legge nelle motivazioni - venivano realizzati in modo lecito e che sono risultati certamente ingenti". Nella sentenza del processo scaturito dall'inchiesta coordinata dai pm Paolo Storari e Sara Ombra e condotta dagli agenti della Squadra Mobile e della Gdf per associazione per delinquere e diversi episodi di lesioni, percosse e aggressioni, si fa riferimento anche al presunto pestaggio ai danni del personal trainer Cristiano Iovino, alla quale avevano partecipato anche Fedez e il suo ex bodyguard Rosiello (entrambi poi archiviati) dopo una lite iniziata nella discoteca The Club. In merito al rapporto tra il rapper e l'ex capo ultrà Luca Lucci "emergono elementi (…) che rendono evidente come, approfittando del prestigio derivatogli dal fatto di essere capo assoluto della Curva, Lucci si prospettasse nuovi lucrativi affari".
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